mercoledì 2 settembre 2015

Mancanze che tolgono il fiato

Quando una grande azienda che stimo e rispetto da sempre mi ha proposto quella che ritengo una grande occasione professionale quattro mesi lontana da casa sono andata al colloquio per ringraziare e declinare l'offerta. Non sapevo, però, che la persona che sedeva davanti a me e che sarebbe diventata il mio referente, è una donna (e sottolineo donna) di tale spessore e capacità come mai ho conosciuto prima. Sorpresa e stimolata da tanta fortuna ho sentito la mia voce dire:"Accetto". 

Mi è stato chiesto almeno quattro volte se mi sentissi di lasciare mio figlio a casa con i nonni e quattro volte ho risposto "ce la faccio".

E' chiaramente stato un enorme periodo di merda.

Un equilibrio personale sconvolto dalla grande occasione professionale che mi merito dopo 20 anni di esperienza sul campo (ma noi brave non siamo mai veramente certe di essere brave davvero) e da una mancanza totale di tutto il resto. 

Tutto il resto.

Sono arrivata a Porto Cervo con 4 scatoloni in cui ho cercato di raccogliere la mia vita e un iphone al quale sto attaccata come il malato terminale all'ossigeno.

Il mio Iphone è casa: è mio figlio che mi lascia messaggi vocali su viber, è mia mamma che mi manda foto del mio cane e dei miei gatti, sono i miei fratelli che fanno il tifo pe rme, sono gli sms e i messaggi dei miei amici che mi scrivono perchè sanno che sto male e non mi mollano un attimo. Non mi hanno lasciato sola MAI.

La mia estate di merda è fatta però da tante cose belle che sommate non si sotituiscono al dolore che ho provato, ma che lo hanno di sicuro alleviato alla grande.

L'estate 2015 mi ha mostrato un lato dei miei genitori (e dei loro compagni) che intuivo esserci e ora ne ho la prova: una grande famiglia allargata di persone che mi amano e che si sono fatti in mille per aiutarmi in questa nuova sfida professionale, curando mio figlio e i miei animali meglio di come avrei fatto io.

Un tessuto sociale di amici di Milano che si sono occupati della mia casa e delle mie amate piante.

Un tessuto sociale di amici in tutto il mondo che non mi ha lasciato sola un minuto, per non parlare di chi (grazie mille ancora con tutto il mio cuore) ha mosso il deretano per venire qui di persona, anche fosse per un abbraccio lungo quattro ore.

Grazie a tutti i miei amici di passaggio a Porto Cervo che si sono fermati in negozio anche fosse per pochi minuti. L'ho apprezzato tantissimo e ve ne sono grata. Non vedo l'ora di rivedervi a casa mia.
 
Grazie a tutti i nuovi amici di Porto Cervo e della Sardegna... non siete voi che non siete abbastanza, sono io che qui non mi sono mai veramente sentita a casa. Ma ho apprezzato tutto quello che avete fatto per me e sono sicura che rimarrete nel mio cuore per sempre.

Grazie anche a chi non ha potuto esserci. Vi ho sentito vicini lo stesso e vi voglio bene per tutte le telefonate e i messaggi che avete trovato il tempo di farmi ricevere.

Grazie anche a chi non ha voluto più esserci: la distanza e il tempo schiariscono la mente e rendono lucidi. Ora so bene con chi proseguire l'avventura della mia vita da ottobre in poi.

Grazie a chi con i dovuti modi e il rispetto che ha per me mi ha avvertito, con tatto e tenerezza, che sarei tornata a Milano trovando tre amici in meno. Il mio cuore sanguina ininterrottamente dal 29 luglio, ma lentamente il respiro torna alla normalità e mi rendo conto che comunque si sta parlando di vita, fatta anche di lontananze incolmabili ed eterne.

Grazie a te, piccolo Leo: la tua presenza del tutto casuale mi ha aiutato tantissimo e l'amore che hai per me rispecchia totalmente quello hai trovato e troverai nella mia piccola grande famiglia da questo maledetto agosto in poi. 

Grazie a me, che con una tempra che non sapevo di avere, mi sono alzata per quasi quattro mesi a fila e sono andata a lavorare ogni giorno che Dio ha messo in terra dal 21 maggio a oggi (con eccezioni che si contano sulle dita di una mano sola) con il cuore a pezzi, o colmo di gioia, arrabbiata, triste, infelice, inviperita, assonnata, affamata, accaldata, preoccupata, ansiosa, ma soprattutto determita ad arrivare, come promesso, al 20 settembre a testa alta, consapevole di avere dato il meglio di me.

Perchè anche se vendi gioielli, e non lavori in una miniera, è comunque una vita fatta di sacrifici e dedizione al lavoro, di attese, di burocrazia, di amministrazione, di scelte da prendere, di discussioni da sopportare, a Porto Cervo, come a Milano, come a Ginevra, come a New York o a Hong Kong.
Perchè se una è una professionista seria lo è dalle 7 della mattina alle 2 di notte: impeccabile, sorridente, calma, con il trucco perfetto e il capello pettinato, sul tacco 12 e un tubino nero, anche quando vorrebbe essere a casa a piangere tutte le sue lacrime, per un figlio che manca, per degli amici che non ci sono più, o per un amore che ti fa sanguinare il cuore.

Ma soprattutto grazie a te, piccolo Lorenzo, che ami ancora e perdoni questa mamma girellona che per farti avere una vita degna di tale nome si ammazza di lavoro a 700 km da te. Ogni promessa è un debito: mai più. Non avremo mai più un periodo lontano come questo, mai più amore mio. Il mio cuore non regge a tanta mancanza.

Grazie alla mia vita che mi ha dato tanto. E grazie anche alla Sardegna per avermi mostrato, tutto sommato, il lato migliore di me stessa.

Grazie

martedì 1 settembre 2015

Dell'amore.

Da anni la Regina delle Zitelle, cioè la sottoscritta, detta anche con affetto la Regina delle Stronze, viene interpellata da amici e amiche sulla questione amore.
Il perchè mi sfugge, dato che sono affidabile come un daltonico da Benetton, però questo è... 

Ieri, durante una giornata di mare con degli amici, ho raccolto così tante perle di saggezza mie medesime che mi è stato consigliato di scrivere un nuovo post, così per non perderle come sabbia tra le dita. 

Diciamo che l'amore, quello vero, è come il testo di Teorema di Marco Ferradini: fino a quando saremo tutti concentrati sulle prime due strofe evitiamo pure di parlare di amore, e concentriamoci sul sostantivo "cotta" o "frequentazione emotiva" tanto cara alla mia analista di una volta.

L'amore vero è quello della terza strofa, e fino a quando non saremo pronti di testa e di cuore è inutile perdere tempo l'uno con l'altra, perchè ci si fa tutti del gran male.

Una volta appurato che siamo persone mentalmente stabili e prive di "liquami tossici" (qui qualcuno riderà) allora si può abbandonare Ferradini e concentrarci su Fossati, sulla costruzione di un amore, passando da Leonard Cohen e Sergio Cammariere fino ad arrivare alle cure di Battiato.

Il resto è noia. Forse sesso, per coloro che sono interessati all'articolo.

La frase dell'estate 2015, che nel mio caso assomiglia a una brutta telenovela brasiliana dallo schermo giallognolo, è la seguente e va segnata da qualche parte perchè servirà ancora: la vita è piena di sfumature da cogliere con dovizia di particolari, ma l'amore, quello vero, è facile perchè è bianco o nero. O c'è o non c'è. 

Se c'è siamo solo alle fondamenta: va costruito tutto, mantenuto in vita e nutrito come una piantina sul balcone di casa.

Se non c'è, non ce lo metti, come si dice a Siena.

Il problema è che tutti, in amore, vediamo solo quello che vogliamo vedere. Non siamo obiettivi, non siamo razionali. Altrimenti non sarebbe amore, sarebbe un 740 da compilare.

L'amore è facile. 

Quando si ama ci siamo. Punto. Non contano più le distanze, le ripicche, le incertezze, gli ex, i follower, i fan, la fila fuori della porta di qualcuna che piace tanto ma alla fine è sempre sola. Quando si ama ci si fida, ci si butta a capofitto tra mille dubbi, mille paturnie, mille paure, certi di una sola cosa: io Giulia prendo te, Gino, in isposo, anche se non ti sposo davvero, e con te voglio stare tutta la vita. Non voglio necessariamente dormire con te tutte le notti, se non è possibile, ma voglio camminare nella stessa direzione, mano nella mano, con il telefono spento, e possibilmente parecchi cani al seguito.

Dove, non importa. Quando, me ne frego. Spero il prima possibile. Perchè se ti accorgi di amarmi che me ne sono andata è un gran casino.

Perchè quando amo davvero amo te e basta, e ti sono fedele, e mi faccio in mille per te, e ti aiuto e lotto contro tutti. Ma se mi fai andare via, questo mio immenso amore verrà trasformato in qualcosa d'altro, digerito, metabolizzato e investito su un altro progetto, che sia un nuovo lavoro o un nuovo compagno al mio fianco.

Ma se pensi di avere le farfalle nello stomaco, prima che diventino dinosauri, dimmelo. Prendimi per mano, fermami, dimmi che non devo più scappare perchè quella è una cosa che so fare, già vista e sinceramente noiosa.

L'amore è facile. C'è o non c'è. E se sei con lei, ma pensi a me, allora fatti una domanda e datti una risposta.
Perchè l'amore, quello vero, lo riconosci dal cazzotto nello stomaco che senti la mattina quando ti svegli con la persona sbagliata.

L'amore è chiedersi dove sia e come stia l'altro. L'amore è anche il coraggio di scegliersi tutti i giorni, costi quello che costi.

Lo sguardo deve essere vivivo, la testa sgombra da psicosi e ricatti, ci deve essere la capacità di intendere e volere. E la sincronia, perchè se io ti amo di martedì e tu ricambi di sabato abbiamo solo sprecato un enorme potenziale.

L'amore è facile e se non hai la testa piena di melma lo riconosci. Lo senti nella pancia, hai un pacman impazzito che ti risucchia da dentro. E non importa se la testa ti dice che va tutto bene, perchè quando sei con la persona sbagliata il vero amore urla e lo sentono tutti. Ma tu lo rifiuti perchè è complicato, perchè significa rischiare, mettersi in gioco, significa vivere e non sopravvivere.

Allora la mia domanda è: vuoi vivere o sopravvivere? Se sai rispondere a questo allora sai amare.
Basta avere coraggio.

Una che ama parecchio.

mercoledì 26 agosto 2015

Amicizia

Certa di sembrare non banale, bensì banalerrima, ammetto di aver riflettuto a lungo in questa estate lontana dagli affetti più cari e di essere giunta alla conclusione che la mia vita senza (in ordine):

me stessa
mio figlio
la mia famiglia
i miei amici
i miei animali
il mio lavoro 
Milano

non vale la pena di essere vissuta.

Mi metto al primo posto, perchè credo, molto egoisticamente, che se non si è felici e sani non si riesca a godere di niente, neppure dell'amore per il proprio figlio.

Appurato che sono sana come un pesce e che lavoro alla mia felicità da circa 44 anni, posso passare senza dubbio alla mia riflessione sull'amicizia, proprio in un'estate che, per ironia della sorte, di amici se ne è portata via ben tre. 

Due uomini e una donna che stimavo profondamente, che da interlocutori di lavoro sono diventati amici, veri, quelli che hanno sempre una risposta. Quelli che se dicono che richiamano richiamano davvero.

Mi soffermo in modo particolare sulla Patty, una delle mie amiche più care, una ragazza splendida che è stata mia collega per tanti anni, che mi è piaciuta da subito, che ha riempito di regali me e mio figlio, quelle cazzatine carine di Hello Kitty per me e di Batman per il PN che ci piacevano tanto e che lei si affannava a comprare per farci ridere. Lo ti chiamava ZiaAppy e tu hai chiesto di lui fino all'ultimo e io non lo dimenticherò mai.

Insieme abbiamo parlato tanto, tesoro mio: di uomini, di orologi, di borse, di scarpe, di noi, delle nostre mamme, dei babbi, di collagene, della tue amiche che non ho, purtroppo, mai conosciuto, delle mie che ti ho fatto conoscere e che ti piacevano tanto.

Mi hai tenuto Lorenzo quando lavoravo la notte, sei venuta da Spontini con noi, hai partecipato agli Schifezza Party da Mep, come lo chiamavano noi tre, hai tuittato, istagrammato, uozzappato e feisbokkato con me tantissimo, di giorno, di notte, siamo state sveglie insieme, ognuna nella propria casa, in preda all'insonnia più sciagurata e mi hai sfottuto così tanto per tutti quei cazzo di scatoloni che mi sono portata a Porto Cervo a maggio...

E ora mi lasci così, Patty, con un WA mai risposto, con una richiesta di venire a trovarti che non hai accettato, perchè io me lo sentivo, tesoro, e tu anche, che non ci saremmo riviste mai più.

Ma a me non sarebbe importato non vederti al 100% della forma, io bella ti ho visto sempre e così ti ricordo. Volevo solo abbracciarti forte forte e supplicarti di lottare ancora, per me, per Lorenzo, oltre che per i tuoi genitori e per tutti i milioni di amici che avevi. 

Raramente ho conosciuto una persona con tanti amici come te, Patty: ti conoscevano e amavano tutti, e ora non ci sei più io sono incazzata nera, perchè avevo tante cose da dirti, tante borse da andare a comprare con te, tante creme da provare insieme. Ora a chi farò quelle telefonate chilometriche dalle 19 alle 21 che iniziavano sempre con un "Pattiiiiiiii, non puoi capire cosa è successo..."?

Mi manchi Patty, la mia vita senza di te non è più la stessa. Ma so che ci sei e fai il tifo per me esattamente come prima. Ti ho sempre voluto bene e sempre te ne vorrò. Mi guardi dall'alto e mi mandi consigli utili, vedi tutto e saprai dirmi da chi scappare e a chi correre incontro.

Ho perso due amiche del cuore nella mia vita, Manola il 9 agosto 1982 e Patty il 9 agosto 2015. Ma ora siete i miei angeli personali. E chi m'ammazza?

LaGiulinaconilcuoreapezzi

giovedì 13 agosto 2015

Cose che non capirò mai.

E che mi fanno continuamente incazzare.

La vita è fatta di milioni di incontri.

Potendo, starei a casa sul divano a leggermi un libro, con due gatte appallottolate sulla testa, un figlio spalmato sopra la pancia e due cani accucciati sulle gambe. Così, impietrita in un momento che vorrei far diventare eterno, senza telefono che squilla, cene da cucinare, cani da pascolare, figlio da crescere, persone da intrattenere. Ma non si può.

E allora se proprio devo vedere delle persone, che almeno siano il più gradevoli possibile.
Invece no, alla Sagra del Salame succede di tutto, vedi di tutto, senti di tutto, sopporti di tutto, sia nel merdume di Porto Cervo che alla fiaccolata di Canicattì. La faranno una all'anno di fiaccolate a Canicattì, o no? 

Tanto ci siamo capiti.

Insomma tutto il mondo è paese. E scontate sono pure le robe che ti senti dire, che poi alla fine ripeti come un mantra, nella speranza che ti entrino in testa un bel giorno.

Quelle che mi toccano di più, e quelle che quindi mi fanno maggiormente diventare una iena sono le seguenti:
  • Non ti abbassare al loro livello
  • Dagli tempo
  • Fai la signora
  • Il tempo è gentiluomo
  • Chi vivrà vedrà

Per carità divina, tutto vero, ma che due enormi palle.

L'unica lezione che mi pare una persona come me, impetuosa, vulcanica, energica e dinamica, debba imparare, alla fine, è che hanno sempre ragione gli altri e tu devi solo ingoiare, stare zitta e aspettare che il tempo ti dia ragione. Ma se poi dopo sei decrepita e manco te ne accorgi che hai sempre avuto ragione a che cacchio serve?

Ti mancano di rispetto? Tu non devi alzare la voce perchè non sei come loro.
Ti tradiscono? Si vede che non ti meritano.
Hanno i loro tempi? Eh beh, ma tu vuoi tutto e subito.
Ti fanno arrabbiare ora? Porta pazienza, perchè il tempo darà ragione a te.

Ma dico, siete tutti monaci buddisti voi?
Non vi incazzate mai? Non vi viene mai da urlare come dei pazzi? Non vi sentite mai in gabbia? Non vi sembra mai che la vita vi sfugga tra le mani e voi non state facendo una beata mazza perchè siete li, ciondolanti, ad aspettare l'amico, il collega, il fidanzato di turno che hanno tempi diversi?

No, perchè a me capita da trilioni di anni.

Allora o sono sbagliata io, e ci sta, o vi drogate tutti, e anche parecchio. Ma allora ditelo, che cambiamo le regole del gioco e mi tranquillizzo anche io.

Vi piace vincere facile? Maledetti.

Una stanca stufa praticamente di tutto

domenica 9 agosto 2015

Agosto. Addii. Senza ritorno.

È iniziato tutto il 9 agosto 1982, quando qualcuno lassù ha deciso che dovevo fare a meno della mia migliore amica Manola e se l'è presa, lasciandomi a 12 anni con il vestito della festa a piangere su una lapide. 

Poi ci sono stati i nonni, uno via l'altro, in uno stillicidio continuo, dai bisnonni in poi. 

Poi ci sono stati gli amici, quelli che hanno deciso che la loro vita non era degna di essere vissuta e quelli che volevano vivere, ma qualcun altro ha deciso per loro. 

Poi ci sono stati gli animali che ho amato e che sono morti, come si sa che accade, ma fa sempre tanto male da morire. 

Poi ci siete voi due, ex amiche, che avete deciso di rifarvi una vita. Senza di me e senza una spiegazione che fosse quanto meno dettata dalla buona educazione. Amen.

Poi ci sono gli uomini che ho amato. Uno, a dire la verità, poi tutti gli altri che ho creduto di amare, ma erano solo un "twist in my sobriety", per dirla come una splendida Tanita Tikaram. 

Se ne sono sempre andati. Tutti. 
Sono, da sempre, la "non scelta", quella che si lascia per tornare dall'altra, una che forse non ti fa toccare il cielo con un dito, ma è più facile di me. 

Inutile che facciate dell'ironia sul perché ve ne andate. La farei anche io della facile ironia, se non tornaste tutti. Ma tornate sempre, dimostrando più a voi stessi che a me che quella sbagliata non sono io. 

Perché io sono troppo. Troppo tutto. In una parola, forse qualcuno vorrebbe che io mi definissi quella non adeguata. 

E invece no. Non ce la farete mai. Non vincerete voi.

Io sono quella che parla tanto, che ride tanto, quella che dona tanto, quella che si fa in quattro per voi, quella che capisce tutto e fa un passo indietro. Per lasciarvi andare dalle donne della vostra vita che non vi renderanno felici ma sono facili da gestire.

Quelle che "lei è così brutta che nessuno me la fregherà", per citare la frase dell'unico uomo che ho amato e che ha fatto un figlio con un'altra, mentre divideva la casa con me.

Io non piango, io non urlo, io butto giù merda da venti anni.
Poi però sempre da 20 anni assisto al vostro ritorno, con la coda tra le gambe, e vi consolo quando piangete perché "mi avete perso". 

Io non vi odio. Lasciandomi, spesso male e da codardi, mi avete reso invincibile. 

Solo una cosa può farmi male e qui non la scriverò. 

Voi andate, fate i vostri esperimenti di vita e tornate, con lo sguardo basso e le mani attorcinate, a dirmi che "hai sempre avuto ragione tu, Giulia".

Mia mamma mi ha sempre detto che le cose le sento prima. Sono una strega, una novella Cassandra dei poveri. Capisco dal tono della vostra voce che state per scegliere l'altra prima che lo abbiate capito voi. Oppure che state scegliendo la via più facile, perché io sono troppo, e poi sto a Milano, sono indipendente e poi sono troppo bella, chissà in quanti ci proveranno. Senza capire che io, nella varie fasi della mia vita, non volevo loro, gli altri, volevo proprio voi, che ora mi leggete e vi date dei coglioni, con le vostre storie malate, prevedibili e piccolo borghesi.

Ma questo è. Vi ho promesso libertà. Andate, siete liberi. Anche di non tornare. 

Metterò nel dimenticarvi la stessa disperazione ed energia che ho messo nell'accogliervi e al vostro ritorno troverete un pezzo di ghiaccio. Una donna che, per voi, è diventata irraggiungibile. Quindi fatevi un piacere: non tornate proprio, perché fareste solo un regalo al mio ego, già abbastanza ipertrofico. 

Perché non si può solo prendere, nella vita. Si deve anche dare. E voi avete preso preso preso e poi vi siete dati: alla fuga.

È facile scappare. Magari vi siete sentiti anche dei fighi. Ma i fighi veri rimangono e si fanno spezzare le vene delle mani dalla costruzione di un amore. 

Ecco sarebbe facile dirvi che vi odio. Forse ve lo aspettate anche, ma non avrete questa soddisfazione. Invece vi ringrazio tutti, uno per uno, per esservene andati, la maggior parte di voi dopo aver promesso cose che sapeva bene di non poter mantenere. Vi ringrazio perché mi avete reso forte, cinica, sarcastica e stronza con chi, come voi, non si merita una briciola del mio tempo e del mio amore. 

Vi ringrazio perché nell'essere così incredibilmente vigliacchi e ridicoli mi avete reso migliore, una donna che vi guarda dall'alto in basso e che, sostanzialmente, vi prende per il culo, dalla mattina alla sera. 

Qualcuno di voi non leggerà queste righe, qualcun altro si e forse per la prima volta si vergognerà, pur senza ammetterlo nemmeno con se stesso, per essere stato così vile e meschino. Qualcuno leggerà e si dirà "non sta dicendo a me, vero?"

Qualcuno di voi sa che l'ho già perdonato. Vi ho visto così piccoli e indifesi nel vostro smarrimento che sarebbe stato inutile e controproducente aggiungere ulteriore cattiveria. La vostra vita la dice e la dirà lunga su chi aveva ragione tra noi. 

Ma poi, come dice sempre un mio carissimo amico, è più importante avere ragione o essere felici? Nel mio piccolo sono arcistufa di avere sempre ragione. 

Andate via liberi e, ove mai possibile, non tornate. Trovereste poi quell'unico che non ha avuto paura di amarmi ed è lì con me che guarda nella mia stessa direzione.

Ecco, per favore, toglietevi da davanti. Mi coprite il panorama. 

Cassandra dei poveri. 

venerdì 31 luglio 2015

Lacune da colmare.

Tipo quelle della lingua italiana.

Manca un verbo da usare quando "ti voglio bene" è poco, "ti amo" è forse un po' azzardato e il "ti adoro" è inflazionato: noi donne lo utilizziamo per tutto. E quindi non significa più niente.

Manca un verbo, che esiste invece in tedesco, per dire a qualcuno che ti piace da morire, che per te butta bene, e che se lui sarà sempre come si è fatto vedere nella prima settimana di frequentazione allora insieme spacchiamo. Eccome se spacchiamo.

E' appena successo a una mia carissima amica, Lucrezia. Bella donna, solare, allegra, positiva ma sfigatissima con gli uomini. Veramente sfigata. Una sfiga da non credere: i matti, gli anaffettivi, i ridicoli, i bipolari li attira tutti lei. Si vedono in giro dei cessi a pedali e sono sempre in coppia. Lei, invece, è sempre sola.
Ogni tanto ti racconta che ha incontrato qualcuno e che è presa. Ma inesorabilmente dopo 4/5 mesi la incontri e le chiedi: "E il tizio?"
"Quale?"
"L'ultimo"
"Ma va, un pazzo da legare! L'ho mollato quasi subito, quell'idiota"

Ormai inizia a ridere ancora prima di raccontare l'ultima disavventura. Ogni volta, da circa 20 anni.

Qualcuno potrebbe ipotizzare che sia strana lei, ma vi giuro che anche io ne ho conosciuti diversi di quelli che sono usciti con lei. Doctor Jeckyll ineccepibili, assolutamente insospettabili nelle prime settimane di frequentazione che poi, improvvisamente, si trasformano nel Mr Hyde di turno. Da avere paura.

Certo, lei non è gestibilissima: bella, alta, magra, in carriera, intelligente, vivace, buona, l'anti gattamorta. Da tipe così gli uomini scappano a gambe levate.
Se ne è fatta una ragione. ha le sue amiche, il suo lavoro, i viaggi. Ti racconta sempre che la sua vita è perfetta così e che veramente non crede che, ormai, dopo i 40 un uomo possa dare valore aggiunto alla sua vita così piena e soddisfacente.

Lucrezia piace molto, gli uomini fanno a gara per conquistarla. Ma vi giuro che alla stessa fottutissima velocità con la quale se li ritrova intorno questi spariscono, come se lei fosse troppo.
Stufa di doversi scusare di essere "troppo" perché come dice sempre "non mi alzo la mattina con il chiaro intento di farti sentire a disagio, per cui se tuo, uomo, ti senti inadeguato con me fatti due chiacchiere con uno bravo, e smetti di chiedere a me di "essere meno", cerca di essere "di più" tu! Evolvi, santiddio!"

(Capirete che quando si parla di uomini ed evoluzione nella stessa frase si va avanti per ossimori.)

Comunque l'ho incontrata stamattina. Più radiosa che mai. Non ho potuto fare a meno di dirle che emanava più frecce innamorate lei di quello scansafatiche di Cupido, quel coglione.

Mi ha detto che ha incontrato un uomo, anzi un ragazzo, più giovane di lei di qualche anno, con il quale è andata a mangiare un gelato. Sai quelle volte che dici: "Prendo un gelato, due chiacchiere e poi vado a casa perché domani lavoro presto e sono a pezzi solo all'idea" ?

Ecco, pare che lei a casa non ci sia più tornata, passatemi l'iperbole.

Questo ragazzo, Angelo, di nome e di fatto, è, almeno sulla carta, quanto più possibile lontano dal genere di uomo che di solito frequenta Lucrezia, che infatti aveva ipotizzato di dedicargli giusto il tempo di un cono gelato da 4 euro (cono medio, non quello piccolo).

In realtà, accoccolati sugli scogli a guardare il mare, lei ha pensato: "Questo ragazzo è assolutamente incantevole. Mi piacerebbe farmelo piacere, ma figuriamoci: a me non piace mai nessuno".
Lui deve aver pensato la stessa cosa, perché a un tratto le ha dato un bacetto piccolo piccolo piccolo sopra una spalla.
Lucrezia ha fatto quella che se la tira, ma era sorpresa davvero. Gli ha detto:"Ehi, tu, come ti permetti?"
Lui, per tutta risposta, le ha dato un altro piccolo bacetto sulla stessa spalla.

Parecchi bacetti e parecchi gelati dopo, ma nemmeno troppi, insomma quelli che una ragazza che sta attenta alla linea mangia in una settimana, a lei, l'irriducibile zitella inacidita, è scappato, mentre parlava di tutt'altro, un TI AMO talmente forte che si è messa una mano sulla bocca come se avesse detto una parolaccia.

Effettivamente credo che l'ultima volta che la Lucre abbia usato quel verbo per un uomo e non per una borsa fosse il 1995. Lo so, perché quando l'uomo della sua vita ha messo incinta un'altra io ero li a passarle i fazzolettini di carta e a reggere il cartonato con la foto di lui mentre lei ci tirava su delle freccette avvelenate.

Angelo si è meravigliato assai. Oddio, Lucrezia gli piace molto, ma sicuramente lui ha tempi diversi.

Quando io le ho chiesto che cosa avesse bevuto prima di urlare un TI AMO così imbarazzante, lei ha detto che erano le 15 di pomeriggio e beveva solo acqua da giorni.

Ma la spiegazione che mi ha dato mi ha fatto riflettere molto. Lucrezia ha detto che non si vergogna affatto di aver esplicitato così avanti tempo i suoi sentimenti, in un modo così repentino, che non può essere un errore, piuttosto si è trattato di un benvenuto all'uomo che aspetta da una vita. In fin dei conti conosce Angelo da una settimana, ma lo ha cercato ovunque per 20 anni e quindi non ritiene di essere stata affatto avventata nel pensare di amarlo.
Certo la lingua italiana non offre molta scelta, ma dirgli "Era ora" non mi pare più fine.

Alla fine della fiera, la vita è quella cosa che ti accade mentre stai facendo altri programmi, e se hai più di 40 anni ti rendi conto che non hai più tanto tempo per correre dietro al treno giusto, un po' perché non hai più tempo, energia e voglia, un po' perché, statistiche alla mano, quanti ne passeranno poi di treni che vanno davvero bene per te?

Lucrezia ha deciso: quest'uomo le piace e non vuole mettere barriere tra loro.
In fin dei conti cosa ti rimane alla fine di una storia se non hai amato? Niente. E se ami invece? Magari dei bei ricordi e magari la storia stessa.

Mai vai, mai sai.

Citando Agrado, mitica trans in "Tutto su mia madre": "... perché una è più autentica quanto più somiglia all'idea che ha sognato di se stessa", un amore è tanto più vero e più forte più assomiglia all'idea del sentimento che vogliamo per noi dopo tanta sofferenza.


Forza Angelo, Forza Lucrezia.

Giulia


martedì 28 luglio 2015

Uomini fighi davvero

Perché non basta essere dei gran fighi fuori. Devi esserlo anche dentro. E non significa solo mangiare bene, non fumare e non ammazzarti di birra e alcool. 

Significa fare scelte anche difficili per essere più felici.
Significa saper anche stare soli.
Significa selezionare le figure femminili al tuo fianco, se non corrispondono perfettamente al futuro che vuoi.
Significa arrivare a 40 anni con le idee chiare. E anche se quello che vuoi non ha i contorni del tutto definiti, però è lì che ti aspetta, e ogni giorno che passa assume un aspetto meno nebuloso. 

Significa stare nel tuo, se questo ti fa stare bene. Ma se ti colpisce una persona ti butti e basta.
E se la persona in questione è una grande donna, o perlomeno così tu la reputi, con alle spalle una vita vissuta intensamente, tu non ti fai spaventare, metti subito le cose in chiaro e le dici che assomiglia in modo prepotente alla vita che vorresti.

E se per caso anche lei prova le stesse cose che provi tu, quando ormai non gliene fregava più niente, allora sali sul palo più alto, allacci la cintura di protezione e ti butti. Anche se l'esercizio lo hai provato poco o forse lo hai visto solo nei film.

Perché a 40 si è ancora giovani, vero, ma si è nel mezzo del cammino della propria vita. E se sei un figo vero, nella prima parte della tua vita hai sputato sangue, ma nella seconda hai finalmente il coraggio di essere felice davvero. 

Grazie di esserci. 
Giulia 

sabato 18 luglio 2015

Grazie di esistere

Quando ho scoperto di aspettare un bambino da un uomo che avevo appena mandato a remare ho detto quello che ogni donna nella mia situazione avrebbe detto: "Cazzo".

Ho guardato mia mamma, che era in bagno con me: era pallida e stava guardando lo stick rivela gravidanze che non era affatto blu, no, era al neon fluorescente e stava urlando urbi et orbi "sono Lorenzo sto arrivandooooooo".

Lei ha guardato me e ha detto: "Cazzo".

Si, in casa parliamo tutti francese tra noi.

"Cazzo", a parte essere appropriatissimo in quel momento per mille motivi che avrete capito da soli perchè chi mi legge non è affatto stupido, stava anche a significare, in estrema sintesi: "eoracomefacciamocheseisolaamilanoechenessunotipuòdareunamanomasoprattuttochicazzoglielodicealtubabbo?"

 Chi glielo dice al mi babbo? Io, chi vuoi che glielo dica? Però mica a voce, eh? Con un simpatico sms che diceva:"Sono incinta, lo tengo, non prendere nemmeno in considerazione il padre, elabora questa info, ci sentiamo tra una settimana, non chiamare, grazie Giulia"

Il mi babbo ha obbedito e ha chiamato una settimana dopo. I toni della conversazione ve li posso risparmiare.

Per onestà intelletuale confesso apertamente che ho valutato l'idea di rinunciare a quella gravidanza. Sono stati i 55 secondi più lunghi della mia vita. Poi mi sono detta: e quando mi ricapita sta botta di culo? Un figlio senza uno straccio di marito? Approfittiamo subito, visto come sta andando a rotoli la mia vita sentimentale dal 1995 in poi!"

Vero, può suonare altamente egoistico ed effettivamente quando scegli di fare un figlio si compie si un atto di amore, ma anche un atto di estremo egoismo, perchè due genitori scelgono di mettere al mondo, in questo mondo (e ho detto tutto), una creatura innocente che magari stava divinamente, è il caso di dirlo, anche in Paradiso insieme agli angioletti a giocare a palla o alla Barbie senza rotture di sorta.

Se poi decidi di tenere un figlio da sola (non di avere, perchè mai mi sarei messa volontariamente in questo casino), ma di tenere un figlio che Dio ha deciso di donarti anche se sei una zitella cinica e sarcastica, una può solo trattenere il fiato e buttarsi in questa avventura che si chiama vita. Vita mia e vita tua. Buttarsi e dire: che Dio me la mandi buona. E Dio mi ha ascoltato!

Fin dal concepimento, mio figlio ha fatto paura a tutti. Mille problemi, mille dubbi, mille riflessioni, e una sola certezza: la mia pancia rideva e aveva mille farfalle dentro. Quelle stesse farfalle che aspettavo di sentire amando un uomo della mia età, le sentivo iniziando ad amare un ometto che si stava formando dentro di me e che aveva ben 35 anni meno di me. Alla faccia del toy boy!!!

Mio figlio continua a fare paura anche ora: fin dal giorno della sua nascita, 18 luglio 2007 ore 12.41, ci ha guardato tutti con uno sguardo che riassumendo ti faceva dire:"Mo so cazzi" (torniamo sempre li). 

Mio figlio è estremamente intelligente e bacchettone. 
Mio figlio ha sempre ragione. 
Mio figlio mi sgama dal tono della mia voce. 
Mio figlio è l'unico uomo che riesce a tenermi testa.
 Mio figlio è la cosa più bella che io abbia avuto nella mia vita, e badate bene: di cose belle ne ho avute a iosa.
Mio figlio mi ha regalato e continua a regalarmi amore, energia, fiducia, ottimismo, divertimento, serenità, dinamismo, certezze, ansia e mille paure. Paura di una vita senza di lui che mi risulterebbe insopportabile.
Mio figlio è la parte migliore di me, la certezza assoluta che nella vita ho fatto almeno una cosa bella.

Non parlo alle donne che non vogliono o non possono avere figli. Da quando sono mamma ho imparato a rispettare i pareri delle altre e non giudico più nessuno.

Io parlo alle donne che ci stanno pensando e che sono attanagliate dai dubbi.

Io parlo a  chi, come me, è rimasta incinta e fin da subito ha saputo che sarebbe stata madre e padre e che sarebbe sempre stato un gran casino: non abbiate dubbi. Ovvero: abbiateli, tantissimi, tutti i giorni, ma sarànno i dubbi più costruttivi che vi sarete potute regalare.

Mia mamma disse all'epoca una frase che mi parse banale e mi stupii molto, dato che mia mamma è la donna più intelligente e meno banale che io abbia mai conosciuto: "Ora non sarai mai più sola".

Dopo 8 anni e 9 mesi di gravidanza io dico: Grazie Lorenzo, perchè hai reso la mia vita qualcosa di magnifico e grazie perchè non sarò mai più sola.

La mamma


lunedì 13 luglio 2015

La Magnifica Stronza - versione Porto Cervo 2015

Qualche anno fa - potete controllare se siete pignoli - scrivevo su questo blog di uomini e donne. Soprattutto scrivevo di me e degli uomini - pessimi - tranne tu che mi leggi - che ho frequentato.

Passano gli anni e ti aspetti che troverai non tanto quello giusto, ma almeno uno che faccia meno schifo degli altri.
In fin dei conti a cosa serve invecc... ehmm diventare consapevoli e sagge?

Come nel precedente post, continuo a pensare di essere una donna libera. Single, moderna, allegra, solare. Ok, ho delle punte di patologia pura, ma coincidono con quei 5 giorni del mese ed è un problema temporaneo, perchè prima o poi arriverà anche a me sta razzo di menopausa !!!

Continuo a essere una ragazza vecchio stile. Quelle brave dicono che sono vintage, o perlomeno, sono un'icona del classicismo femminile per quanto riguarda i rapporti uomo/donna.

Credo fortissimamente nella divisione dei ruoli e nel fatto che la donna debba fingere di essere preda e debba lasciare all'uomo qualsiasi forma di iniziativa (pilotata). Niente e nessuno mi farà cambiare idea su questo... Frotte di ragazzine che prendono l'iniziativa con maschietti spaventati e cagasotto non stanno andando da nessuna parte e stanno sputtanando - mai termine è stato più appropriato - la categoria.

NO.

Se un uomo ti vuole ti cerca. 

Altrimenti rileggiti la "bibbia". Si intitola "Forse non gli piaci abbastanza" e lo trovi in tutte le edicole e nei peggior bar di Caracas e Milano. 

Ma mentre offendo da sempre le donne che non si fanno desiderare abbastanza, vorrei qui aprire una piccola - si fa per dire - parentesi sulle cazzate che inventano gli uomini per sparire e su come noi, boccalone, ci crediamo ogni volta.

Ora capisco che il mondo sia pieno di donne disponibili, pare 7 per ogni uomo, e quindi capisco anche che talvolta capiti che abbiate il piede in più staffe. Ok. Ve lo concedo. Anche noi donne siamo multitasking da sempre, non a caso partoriamo noi e non voi.

Ma per favore, PER FAVORE, abbiate la decenza di ammettere le vostre responsabilità nel contesto di una relazione, lunga o corta che sia.

Ci sono uomini che godono nello sminuire la donna che hanno di fronte e con cui escono. Mai un complimento, mai un'affermazione carina: eppure lei vi piace, se la chiamate 10 volte al giorno... perchè al giorno d'oggi o lavorate in un call center, oppure è difficile che un uomo dai 40 in su abbia la possibilità e la voglia di stare così tanto al telefono...

Ma perchè lo fate? Se vi piace così tanto da frequentarla, sminuirla in continuazione non fa altro che mettere in rilievo quanto siete cretini voi a uscire con una che non fa per voi...

E poi, quando decidete di andarvene, perchè dovete per forza insinuare che ci sia qualcosa della poveretta che non vi piace?

Se un uomo smette di cercarti, se passa da 12 telefonate al giorno, 237 sms e 426 wappate (senza considerare Twitter, Facebook, IG e sticazzi varii) al nulla più totale un motivo c'è e ha sempre un nome femminile ... oppure maschile, per par condicio.

Noi donne ce ne andiamo anche senza uno straccio di piano B. Voi uomini ci scaricate solo per una che vi piace di più. 

E allora abbiate la decenza, il rigore etico, la correttezza, la purezza intellettuale di dire: "Gina, abbiamo un problema. E' tornata Tizia che mi aveva mollato tre mesi fa. Tu eri il piano B insieme a Wilma, Gloria, Marisa e Isabella. Ma ora è tornata Tizia e mi piace più di tutte voi messe insieme. Fattene una ragione. Ciao."

Fa male, ma è definitivo. Fa male, ma non tanto quanto stare a rimuginare su cosa cazzo posso aver detto di sbagliato per farti scappare via così dall'oggi al domani. Io non ho detto niente di sbagliato, è solo che tu hai voglia di ascoltare Tizia più di quanta ne abbia di ascoltare me.

E allora abbi l'onestà intellettuale di non sminuire me, ma di lodare Tizia.

Perchè che tu non mi ami posso capirlo, ma che tu non rispetti la mia intelligenza non te lo perdonerò MAI.

Giulia PianoB
ps: e ti auguro che con Tizia vada bene, ora, perchè se speri che ti risponda al telefono io sei fritto.

sabato 13 giugno 2015

Anche oggi non ho salvato nessuna vita, ma non ho nemmeno ammazzato nessuno.


Da sempre lavoro nel lusso. Ho venduto orologi di nicchia per anni. Ora invece vendo gioielli. Da urlo. Creazioni Made in Italy da capogiro. Roba che si può permettere solo il 5% degli abitanti di questa terra.

E ne vado fiera. 

Certo non salverò vite umane, ma non ho neanche la presunzione di farlo.
Lo so che in molti non arrivano a fine mese. Io sono una di quelle. Ho un figlio da sola, ho avuto la partita IVA per gli ultimi 10 anni... cosa vuoi che abbia messo via? E' grassa se lo stato italiano non mi ha ancora portato via la casa.

Quindi lo so che sono una privilegiata, che la gente in miniera sta peggio. Eccherazzo, non sono mica un'idiota.

Però non si parla nemmeno mai di quanto ho studiato per essere qui, a vendere gioielli che faranno felice forse una donna sola, ma la cui manifattura ha fatto mangiare intere famiglie italiane per anni.

Allora cari signori (e signore) volevo dirvi di andarci piano nel giudicare coloro che in apparenza svolgono lavori futili come il mio, perchè il PIL italiano parla chiaro: mi pare che il lusso e la moda italiana portino avanti la carretta e parecchio meglio di molti altri settori. Per non parlare della tradizione dell'artigianato italiano e del valore del Made in Italy del mondo.

Una raccomandazione sola: prima di parlare pensate a quale lavoro svolgete voi e di questo argomento riparliamone solo se siete infermieri o medici di un reparto ospedaliero, magari di oncologia pediatrica.
Altrimenti tacciamo tutti, che è meglio.

Un bacio dalla diamantaia polemica.

martedì 13 maggio 2014

Donne Intelligenti, scelte stupide. Cioè io. Parte 2

Carissimi miei 25 lettori,

(il Manzoni si è appena rivoltato nella tomba, poromo),


non sono qui a pettinare le bambole (anche perché mi ha sempre rotto i coglioni farlo). Oggi ho un compito arduo: devo finire di elencare le puttanate che fa una donna in amore. Lo faccio per me, così mi sfogo, voi mi date della cretina e io metabolizzo le informazioni e magari cresco. Perché qui si tratta proprio di roba da cittine delle medie, anzi peggio. 


Non voglio generalizzare, voglio parlare esclusivamente dell'unica donna che conosco a menadito. Cioè la sottoscritta.


Ieri ho scritto di quanto sia difficile per me trovare qualcuno che mi piaccia con uscire qualche volta ed eventualmente avere una storia.


Oggi vi racconterò tutte le boiate che faccio per farmi mandare a cagare dopo due settimane...


Premetto un dettaglio fondamentale: in questo post si scrivono parolacce e non si parla di amore. Non so cosa sia. Se si esclude l'amore per mio figlio, fortissimo, violento, a tratti soffocante, non so cosa sia l'amore. Lo immagino, lo leggo, lo vedo, lo riconosco. Ma io non riesco ad amare.

Che c'entra, voglio un bene dell'anima a tutti i miei amici, adoro i miei tre fratelli, ero pazza di tutti i miei nonni, ho un rapporto particolare con i miei genitori che se non si chiama amore sicuramente può definirsi stima, affetto, rispetto... ma amare un uomo non so cosa voglia dire. E non lo voglio sapere.

Forse ho amato un uomo dal 1992 al 1996. Forse lo amo ancora. Non lo so. Non lo saprò mai. Come puoi chiamare amore quello che provi a 20 anni? Come puoi sapere se si tratta di un innamoramento, di una cotta, di un'infatuazione, di sesso e basta??? Non lo so, non l'ho mai capito, non lo capirò mai. 


E' come una lingua straniera, per me. Prendete il cinese. Voi lo capite? Io no. E non ho né tempo né voglia di imparare a capirlo perché il suono è cacofonico e mi fa venire l'orticaria.


L'amore mi fa paura. L'amore crea dipendenza. L'amore causa incertezze. L'amore fa perdere il controllo e io non posso permetterlo. La mia vita è un puzzle meraviglioso che io tengo sotto controllo con maniacale precisione. 

L'amore non lo controlli. L'amore scassa i maroni. L'amore fa fare cose stupide e insensate. 
L'amore è come l'AIDS, se lo conosci lo eviti. Se lo eviti non ti uccide.

Passi un giorno bellissimo e nove di merda perché lui sparisce.

Ti apri con qualcuno che il giorno dopo manco ti chiama. Pensi di fare progetti con qualcuno che è li non per condividere, ma per cambiare quello che è stata finora la tua vita. Perché "Giulia, come amica sei strafiga, ma se vuoi diventare la mia donna queste sono le regole". Eh no, cazzo. Così non vale. Mi hai conosciuta così, ti sono sembrata ganzissima, e ora vuoi che diventi come quella stracciapalle della tua ex. Ma allora rimettiti con lei!!!

So che non è per tutti così, ho molti amici innamorati e felici. Beati voi. Giuro, lo dico con il cuore. Se vi riesce tanto meglio... anche io cammino divinamente sul tacco 12 senza cascare, ognuno ha i propri skill !!!


Io non sono mai stata innamorata e felice. MAI.

Io non mi fido di nessuno, io non mi lascerò mai andare.

Ma se per caso capisco che ho quelle stronzissime farfalle nelle stomaco seguo il mio vademecum per la salvezza:


1) ascoltare Teorema di Marco Ferradini, ma solo le prime due strofe

2) cancellare il numero del tipo. Lui chiamerà un po' poi si stancherà della stronza
3) bloccare il tipo su FB, Twitter, Instagram: sia mai che legga che stai male e pensi che tu stia male per lui. Orrore. Con quanto poi sto male io per il ciclo, eh no) attribuire al suo numero la suoneria "silenzio". Alla fine demorderà
5) lasciare aperto solo il canale wa. Un messaggio ogni tanto posso tollerarlo. Credo
6) bloccare anche wa se proprio proprio mi sto innamorando
7) farsi mandare dal capo in viaggio di lavoro
8) stordirsi di lavoro
9) ammazzarsi di palestra
10) il punto che mi piace di più: iniziare a uscire con un altro, è un solo uomo che non gestisco. Due vanno benissimo. Tre anche meglio

Non sono zoccola, sono malata, lo so.


Giulia (quella che se la fa sotto)





lunedì 12 maggio 2014

Donne intelligenti, scelte stupide. Cioè io.

Metto subitissimo le mani avanti. Nelle prossime righe saranno contenute molte generalizzazioni e anche parecchie puttanate. Quindi se siete pignoli o delicatini di stomaco leggetevi il blog di qualcun altro.

Io sono io, e nel mio blog scrivo tutte le robe che mi vengono in mente. Più stronze sono, più le scrivo. Se avessi delle certezze non sarei mica qui a tenere un blog! Uscirei là fuori e vivrei serena.

Invece sono una psicopatica chiusa in un mall del lusso e scrivo boiate in pausa pranzo. Tié.

Parliamo ora di uomini e donne e di come iniziano a frequentarsi.


Andiamo per gradi. 


Che gli uomini vengano da Marte e le donne da Venere si sapeva e ci ha anche un filino sfrucugliato i maroni.

Poi, figuriamoci, io sono una donna e vengo da Marte anche io, quindi potete immaginare come mi girino le palle a me h24 365/a.

Comunque sia, gli scambi comunicativi ed emozionali tra un uomo, diciamo italiano, e una donna, diciamo italiana, in un'età compresa tra i 30 e i 45 anni, sono, a mio modestissimo avviso, come un'amena chiacchierata tra una ipervedente e un daltonico che commentano un arcobaleno (sono un genio degli esempi, lo so).

Lei non può pretendere che il daltonico capisca tutte le sfumature cui si riferisce. Non è cattivo, è che proprio non le vede. Del resto è possibile anche immaginare la frustrazione di lei, che vede tutto quel popò di roba e per quanto si sforzi di descriverla al daltonico, questo la fissa come la mucca che guarda il treno, con un enorme punto interrogativo sulla faccia.

Due palle.


Ecco. Fino a qui ci siamo. E' un casino di dimensioni bibliche.

Ora ci sarà quello che commenta che lui non ha mai avuto problemi. E allora, fanculo, non leggere il mio blog, non mi meriti.

Ma continuiamo.


Ho già scritto che sono zitella. Plurime volte.

Ok.
Che faccio fatica a uscire con gli uomini perché non mi piace mai nessuno.
Ok.
Che preferisco il divano e un bel libro a qualche uscita insulsa.
Che ho una pletora di ex fidanzati definita la Galleria degli Orrori.
(Ok, non tutti, dai, voi due sapete che vi adoro da sempre e per sempre).

Mettiamo che invece conosco qualcuno che mi piace. Bene. Ogni 5 anni capita anche a me.


Fase 1) Glielo faccio capire con uno sguardo alla Mata Hari.

Ok, se sono fortunata e se non è scemo capisce che mi interessa e non che sono strabica.

Fase 2) Secondo i miei piani lui si avvicina, chiede chi sono, mi invita fuori dopo aver chiesto il numero che io non mi affannerò a dare. Anzi.


Fase 3) Se il soggetto è single e non gay (lo specifico perché ogni tanto mi sbaglio anche su questo punto e mi faccio fregare) e se tutte queste cose vengono fatte con un certo stile io esco anche.

(Generalmente arrivare alla fase 3 a me richiede settimane di valium direttamente in vena)

Fase 4) L'incontro. Può essere una cena, un pranzo, un aperitivo, un caffè... insomma qualcosa che mi distragga dall'imbarazzo di essere lontana dal mio divano con uno sconosciuto. Mi devo concentrare su qualcosa da fare, e generalmente in questa fase mi sento un cesso e ho voglia di telefonare alla mia migliore amica per chiederle se mi può fare uno squillino e fingere di aver bisogno di me. Si, anche se vive a Roma. Ma tanto lui non lo sa.

Durante la Fase 4 per arrivare alla Fase 5 è assolutamente necessario che il lui in questione NON padelli una virgola. Capite che nella mia vita ho avuto pochissime Fasi 5 perché sono una cacacazzi.
Per cacacazzi intendo una che sta MOLTO attenta al contenuto e al contenente, una che controlla le maniere a tavola, l'educazione nei miei confronti, la cavalleria, la gentilezza, la disinvoltura, la sobrietà... insomma lo spandimerda che arriva in Ferrari è bocciato a prescindere.
Parlo per me, non per le altre donne, io me ne frego delle altre donne.
A me non frega niente dei soldi altrui. Io penso ai miei.
A me frega solo delle attività del neurone. Il neurone di lui deve piacere al mio neurone, che è stronzo e arrugginito.

Nel caso statisticamente poco probabile che ci sia una Fase 5, questa è dedicata chiaramente al bacio. E anche li sono cazzi. Sono pignola anche su questo. Deve essere come dico io. Vedete che sono una cacacazzi?

Comunque sia, io bacio divinamente, dicono, quindi qualora lo sventurato abbia avuto la fortuna e il buon gusto di arrivare alla fase 5 certo non sarà tempo sprecato.

Dopo la Fase 5, le altri fasi sono facilmente intuibili ma non verranno qui citate.


Il casino parte ora.


Stay tuned.





sabato 26 aprile 2014

MILF. Che roba è?

Non ho mai pensato a me come una MILF.

Pare che io lo sia. In questo periodo me lo sento dire spesso, magari dipende solo dall'ormone sconvolto dall'arrivo della bella stagione.


Grande.


Grande???


Non ho ancora capito se esserne lusingata o meno. Immagino che sia un complimento. Tipo: "Hai un figlio, ma non sei da buttare", per dirlo con maggiore finezza di quanto l'acronimo di per sé permetta.


La cosa mi pone però interrogativi esistenziali che divido con voi.


Avere un figlio significa automaticamente non essere più una donna desiderabile? Non credo.

Conosco mamme bellissime e desiderabilissime, almeno se fossi un uomo la penserei così. Ce ne sono anche tante che, va detto, si lasciano andare e, causa il poco tempo e le poche energie rimaste, trascurano se stesse e il proprio compagno.

Forse avere un figlio significa essere un po' andate in là con l'età? Boh, nemmeno questo, oggettivamente.


Forse bisogna solo iniziare a pensare come un uomo (giuro, mi sforzo di non dire ovvietà a questo proposito, ma è noto che con quel genere lì ho un rapporto di amore-odio tipo "che palle averti intorno e che noia non averti tra le palle").


Un uomo, insomma, direbbe: "Bbbella, ho solo detto che ti tromberei anche se sei una mamma" dando quindi per scontato tutto un contesto di marito - nido comune - progetto di vita - roba seria, insomma, (sempre se non sei una zoccola, ecco) che ignorerebbe volentieri pur di averti.


Forse la mia difficoltà a reputarmi una vera MILF sta proprio qui. Avere un figlio, ma non il contesto intorno. E quindi quando qualcuno mi conosce ed esclama "Ma sei una MILFONA!!!" (ecco, io mi becco pure il maggiorativo, a volte) mi stupisco perché non so, sinceramente, in quale categoria mettermi. Mamma, single, ragazza, signora... boh?


Ma poi, alla fine, tutto questo bisogno di etichette mi stressa e anche questo post è del tutto inutile, frutto forse di noia e quesiti sulla vita totalmente opinabili.


Sono una donna, sono una mamma, e forse devo smettere di fare la signora e rimettermi sul mercato. ecco, l'ho detto, fate voi.


LaMilfona



giovedì 20 febbraio 2014

Sfoghi da sindrome pre mestruale (SPM)

Da almeno 25 anni, ogni santissimo mese che Dio mette in terra divento un'accozzaglia lamentosa di muscoli che si trascina in giro con la certezza che tutto il mondo ce l'abbia con lei e che l'estinzione programmata sia preferibile a questo sopravvivere con mille incertezze e mille dolori.

Poi mia mamma chiama e ti dice: "Ti senti la solita merda?" - "Si, mamma, facciamola finita qui, sono un fallimento, non mi cercare più, faccio schifo, dimenticami". E lei: "Ti devono venire? Prendi il magnesio e non rompere le palle".

Ora, siccome mia mamma è una ginecologa e una sessuologa di fama ci tengo a precisare che non parla così, ma questo è quello che recepisco io che sono l'unica figlia femmina depressa e sconvolta dagli ormoni.

A Febbraio 2014 'sta cazzo di SPM dura anche troppo. In ordine me ne sono detta di tutti i colori:  che il mio lavoro non mi piace più (eresia, lo amo, anche se ci sono giorni NO, come per tutti), che gli uomini che mi circondano fanno tutti cagare meno mio figlio (e questo è vero 365/365), che non sono una brava mamma (può essere, ma mio figlio mi adora, mi racconta tutto, mi venera e ha portato a casa una pagella sublime), che sono brutta e grassa (sono sottopeso, e il brutto è oggettivamente soggettivo), che tutti mi trattano di merda (allora facciano chiarezza: in molti al mondo mi ignorano, e a tanti non piaccio proprio, ma chi è a stretto contatto con me mi dimostra il proprio amore spesso e nei modi più inaspettati).

Comunque sia, appena sto meglio, razionalizzo e faccio tesoro di tutte le brutture che mi sono venute in mente, perché per costruire qualcosa di nuovo si deve sempre partire dalle macerie di qualcos'altro.

Normalmente amo molto un concetto che si chiama "legge d'attrazione". E' inutile che ve ne parli, è una figata che potete trovare su Google... è un atteggiamento di vita che prevede la visualizzazione di ciò che si desidera veramente e il raggiungimento dei propri obiettivi con la forza di volontà, la tenacia e la costanza.

Ecco io sono quella che si è tatuata sul braccio "Volere è potere", mio motto da almeno 30 anni.
Ma certi giorni proprio non ce la faccio. Mi getto nell'autocommiserazione più nera e lascio fare... Ascolto pure musica tristissima, mi invito a piangere e faccio una lista delle cose che vanno male.

MA NON PRENDO DECISIONI... ogni tanto sfanculo a destra e sinistra e poi mi tocca chiedere scusa a tutti...

Comunque sia, conto i giorni e appena passa cerco di risolvere quello che non va...

Ovviamente ogni volto giuro che sarà l'ultima... ma già so che non è vero... allora che dire? Statemi alla larga verso il 20 di ogni mese. A proposito, vi saluto, oggi è proprio il 20 febbraio ... magnesiooooo


Baci,
quell'isterica della Giulina.

ps: ma quanto manca alla menopausa?

domenica 9 febbraio 2014

Il mitico Siena 1


In una vita precedente, la prima, sono felicemente nata a Siena, e lì ho studiato e ho fatto gli Scout per tre anni di Reparto e uno di Noviziato. Siena 1. Meraviglioso Siena 1. Erano esattamente gli anni dal 1984 al 1988.
 
E' stato un periodo bellissimo, ricco di esperienze, amicizie, avventure, scoperte. Un gioiello del passato che, come tutte le cose di valore da proteggere, avevo riposto con cura nella cassaforte del mio cuore per poi rimuoverlo per fare spazio al presente e lasciare nuove opportunità al futuro.
 
Un pezzo di passato che ogni tanto torna come un rapido flashback e ti fa chiedere: ma l'ho sognato, l'ho immaginato oppure l'ho vissuto veramente?

Facebook. Maledetto benedetto FB. Un giorno mi sono ritrovata membro vivo e vegeto di un gruppo virtuale: Il Siena Uno.
 
All'inizio sorpresa, poi forse infastidita da questo passato senese che, senza invito, si presentava nel presente milanese, poi sono stata letteralmente gasata dai ricordi e dalle sensazione di calore che ogni post mi provocava.

Io, che per lavoro giro il mondo, sono stata catapultata intorno a un virtuale fuoco estivo del senese a cantare, stonando a squarciagola.

Un'unica esigenza condivisa da tutti: presto, rivediamoci, prima che sfumi questo momento. Dove? A Siena, chiaro. Quasi tutti gli amici scout ed ex scout vivono ancora lì, qualcuno in Toscana nei paraggi, qualcuno a Roma, un paio a Milano, Bolzano, poi Inghilterra, Francia, Lituania, il mio fratello a New York. Insomma: spappolati per il mondo, come solo gli scout sanno fare.

In molti hanno aderito all'invito, qualcuno ha paccato - se ti piglio lo vedi -, per dare vita a una bellissima serata davanti al caminetto, a cercare di ricordarsi le canzoni che ci avevano unito 30 anni prima davanti a un fuoco simile, ricchi di gioia e speranza per il futuro, a parlare del presente, a colmare lacune di conoscenza che la vita ci ha imposto, a sfogarsi, a raccontarsi, a ridere, a trovarsi tutti bellissimi e ganzissimi come una volta.

Io sono partita "in corriera" da Milano, facendo tutto in 24 ore esatte, sentendomi un po' in colpa per aver lasciato il PN alla tata e aver preso un giorno di permesso dal lavoro. Ma qualcosa mi diceva che un appuntamento del genere arriva poche volte nella vita e non potevo davvero perderlo. 

Alla cena qualcuno non era presente perché abita troppo lontano, qualcun altro proprio perché non c'è più, e il nostro pensiero è andato a loro più di una volta.

Una sola parola: GRAZIE. Di esserci stati, di esserci ancora, di esserci in futuro.
 
Grazie al Capo Supremo, splendida persona che ci ha insegnato a marciare e a non marcire.

Grazie all'Amministratore del Gruppo FB per aver avuto una bellissima idea e non aver mollato fino a infondere in tutti una grande voglia di rivederci.

Grazie al Mio Primo, Grande Amore, per avermi fatto sentire a casa negli scout 30 anni fa e di nuovo ieri sera. Le nostre vite hanno preso strade diverse, ma l'amore che ci legava da giovani si è trasformato in un affetto sincero che ci accompagnerà per tutta la vita. 

Grazie alla mia Squadrigliera del cuore che mi ha scarrozzato per tutta Siena prima e dopo la cena.

Grazie alla Mia Compagna di Banco del Liceo, che non vedevo da almeno 25 anni, ma che è sempre come allora quando sgobbavamo sui libri ed è diventata una donna stupenda.

Grazie agli Organizzatori della Serata che hanno spignattato e ci hanno fatto sentire a casa, anche se in quella casa mancavamo da anni.

Grazie a tutti gli altri per esserci stati, per avermi fatto fare pace con una parte importante del mio passato.

A presto.
Estote Parati

Nuvola Tonante

venerdì 31 gennaio 2014

Sono viva. Vivissima.

Sarà capitato anche a voi.

Avete presente quando la vita vera prende il sopravvento su tutto? I giorni si succedono uno dopo l'altro, uno uguale all'altro, e tu sei così occupata a non morire e a resistere che alla fine vegeti, e ti dimentichi cosa voglia dire vivere veramente, esserci, amare, ridere...

Ho scritto circa 18 mesi orsono. Ero felice, disillusa ma felice. Poi sono iniziati i problemi professionali legati alla crisi che ha sconvolto l'Italia e quindi anche me. Lavoro nel lusso, era logico che i razzi amari capitassero anche a noi del settore. Lavoro e viaggio, dormo, mangio, lavoro, lavoro, lavoro e tutto il meglio della mia vita e del mio poco tempo va a mio figlio, di soli 6 anni, che si merita il meglio, anche di me. E così passano i giorni, i mesi, gli anni... e io non scrivo più perchè tanto che vi avrei detto, a parte il fatto che me la facevo sotto dalla paura?

Ora il peggio sembra essere passato, io sto bene, mio figlio sta bene, ho una famiglia "stranaforte" ma adorabile e allora chi mi ammazza a me?

Un consiglio: non mollate mai. Quando siete a pezzi fatevi un bel pianto, dormiteci su. Perchè domani è sempre un fottutissimo altro giorno. E spesso ci viene data una seconda chance.


A presto, GIURO.
LaGiulina

martedì 28 agosto 2012

Il passato che ritorna (passato)

Vi è mai capitato di amare tantissimo una persona, un luogo, una casa, un abito, un profumo, una canzone? Di doverne fare a meno per cause di forza maggiore, di sentirne la mancanza, di rimpiangerla, di incolparvi per averla persa, di paragonarla a tutto il resto, trovandola sempre la migliore su tutti e tutto, di rassegnarvi ad averla persa per sempre? Vi è capitato un giorno di accorgervi che poi la cosa amata non era così lontana, che si può, forse, ancora recuperare, che alla fine se voi siete sempre voi, e lui è sempre lui (perchè è inutile girarci intorno, di un lui si tratta) forse si può ancora parlare e riaprire un canale chiuso troppo bruscamente? A me si.

Vi è mai capitato di sperare in una seconda chance, quanto meno per essere amici, e di trovarvi un estraneo davanti? Qualcuno che siete certi di avere amato: il corpo è quello, la faccia è la sua, il modo di muoversi e gesticolare anche... il profumo, come non riconoscere il profumo della pelle, quello vero, quello che le fragranze non coprono? A me si.

Ma poi il tuo "fu grande amore" apre la bocca, e dalla stessa bocca che hai ascoltato per anni dire cose brillantissime e sensatissime, con lo stesso modo di fare, con lo stesso accento che il tempo non ha modificato, ecco da quella bocca, peraltro disegnata perfettamente, esce una lingua che tu non conosci (e si che ne conosci tante) e che molto francamente non vuoi nemmeno imparare a conoscere.

A me è capitato. E avrei preferito un calcio nelle palle, soprattutto non avendole. Non è una storia a lieto fine. Quelle capitano solo a quella fottutissima Granculo di Cenerentola (e Biancaneve non è da meno). Io sono più genere Piccola Fiammiferaia. Posso dire a mia discolpa che ero certa che sarebbe andata proprio così. Se per "andata così" si intende la sottoscritta che piomba nuovamente nella vita del lui in questione con la delicatezza di una pioggia torrenziale quando avete solamente un micro ombrellino per ripararvi. Ecco si, non immaginavo che finisse con un anello di fidanzamento, quantunque speravo di trovare la Verità. 

Lo sventurato, perchè di questo si tratta, avendo avuto a che fare con la sottoscritta, ha provato a evitarmi come ha potuto. Poi deve essersi convinto che era meglio assecondarmi, come si fa coi malati di mente, così per limitare i danni, e poi forse perchè un filino curioso doveva esserlo anche lui, dopo 16 anni ha accettato di vedermi, oserei affermare "obtorto collo".

Non mi addentrerò nei dettagli, per il rispetto della privacy del Fu Romeo, e perchè costui ora sa che ho un blog e magari nei momenti di insonnia potrebbe decidere di leggerlo, di leggermi, così, solo allo scopo di baciarsi i gomiti per il fatto di avermi preferito un'altra, illo tempore. Per rispetto suo quindi non racconterò niente, se non che è stato il mio grande amore di un passato che fu. Ma per citare Guccini, "a ventanni si è stupidi davvero" e io l'ho ferito, deluso, praticamente spinto tra le braccia di un'altra. Non che lui ci sia andato di scartino con me, ma ammetto di averlo provocato alla grande.

Romeo e Giulietta si sono lasciati, aggiungerei NON da amici, e non si sono visti per tantissimi, troppi anni. A modesto avviso della sottoscritta, Romeo è stato benissimo anche senza Giulietta, forse perchè non la considerava tale, forse perchè non era amore, ma solo un fottutissimo calesse, forse perchè gli uomini sono fatti così: rimuovono, dimenticano, se ne fanno una ragione. Beati loro.

Forse Numero2 (in ordine cronologico) è stata più capace di renderlo felice di Numero1. Forse Numero1 era solamente un numero di passaggio, quelli che poi ti dimentichi anche di aver contato... 

BOH - grandissimo BOH, ammetto di sapere di non sapere.

Sarà, ma diciamo che una delle caratteristiche di Giulietta è quella di ricordare tutto: nomi, numeri, email, facce, brutte parole. Giulietta non dimentica, Giulietta accantona per un attimo, giusto il tempo di inanellare un uomo sbagliato dietro l'altro (e scusate: se per caso uno di questi mi legge, non intendo sbagliato in toto, intendo "non adatto a Giulietta"), di laurearsi una seconda volta, di vivere a giro per il mondo, di cambiare interlocutori professionali continuamente, di fare 20 anni di analisi, di mettere al mondo un figlio bellissimo, di distruggersi e ricostruirsi da capo almeno due o tre volte... Una passeggiata insomma.

Giulietta passeggia, ma non dimentica, e un giorno decide che per il proprio sviluppo emotivo non sarebbe male provare a rivedere Romeo, così giusto il tempo di un caffè, in un contesto amicale (direbbero quelle brave) per detronizzarlo da quel piedistallo su cui le lo ha messo ad minchiam quando era troppo giovane per capire.

Romeo accetta e si vedono in territorio neutro. Non sono neanche soli, ("per fortuna" aggiungerebbe lui; "ci mancherebbe altro", conferma lei).

La serata va bene, per carità. L'ultima volta che si erano visti lui le aveva detto testuali paroli: "Se ti rivedo chiamo la polizia..." che non è proprio la cosa più carina che la fanciulla si è sentita sibilare contro. Lui avrà rimosso. Un classicone degli uomini. Feriscono con parole pesanti come macigni e poi dimenticano. Comodissimo. Comunque sia, per lei l'incontro aveva delle enormi potenzialità: ristabilire un contatto, fare banalmente pace, raccontarsi la vita, chiedersi scusa per le manchevolezze reciproche. Perchè no? Lei non ha problemi a dire: "Sono stata un'incommensurabile babbiona". Lui si trincera dietro un: "... eravamo giovani, è andata così". Uhmmm che prurito alle manine pittate!

Per carità, non ha tutti i torti, è veramente andata così, ha senso rimuginarci sopra? Non so se è una prerogativa tutta femminile, ma Giulietta rimugina, riflette, analizza (sempre dopo, ovviamente, mai prima o durante), fa il gioco dei "se" e dei "ma" e, soprattutto, non stacca mai la spina. Come biasimare chi riesce a essere diverso da tutto questo?

Vabbe', è andata come è andata, senza infamia e senza lodo. L'incontro è stato piacevole, ma non è servito a toglierle dei dubbi. Solo a capire che spesso il grande amore lo si idealizza, anche se spesso è uno stronzo come tutti gli altri ex. Anzi, magari, il peggiore. Vi chiederete: ma la ragazza - diciamo così - cosa si aspettava dopo così tanti anni? E sinceramente (perchè qui la parola chiave è proprio 'sinceramente') lei risponderebbe che voleva sapere esattamente questo: sei tu l'unico uomo che ho veramente amato? Cosa sei diventato? Cosa saresti, cosa saremmo, se fossimo sempre insieme? Avremmo retto al passare del tempo? Ci ameremmo ancora? Eravamo veramente così magici insieme? Evidentemente no, se siamo a questo punto. Mi hai veramente dimenticata? Ma soprattutto: veramente ho significato talmente poco che la tua vita può scorrere serena senza di me? Peccherò di presunzione, ma io credevo veramente di essere la tua Lei... E tu, quanto stai fingendo? Quante maschere ti piace indossare? Quanto menti ora, quanto hai mentito prima? Davvero è stato così semplice archiviare tutto, anni di amore, e nel mio caso decenni di dolore mai elaborato, con un semplicistico:"Eravamo giovani"? Evidentemente si. 

Il Romeo che ha amato Giulietta non avrebbe detto questo. Il suo Romeo non se ne sarebbe andato. Il suo Romeo sarebbe cresciuto prima e poi invecchiato con lei. Questo Romeo qui quando ha sostituito l'altro? Quanta è della fanciulla la responsabilità della trasformazione di Abele in Caino? Ma soprattutto ha amato davvero il Dottor Jeckill ignorando la versione Mr Hide? Oppure amava Hide ma non lo sapeva? Ma lei, alla fine, chi cazzo ha amato? Ha amato davvero? Oppure ha solamente sentito la mancanza di un gioco ormai rotto che nessun altro ha mai sostituito?

Capisco che per un uomo questo sia semplicemente too much.
Un uomo ti guarda con la faccia a gomitolo e ti dice, banalmente: "Giulietta, tesoro, datti 'na calmata, so' 'na sega io".

Per Giulietta no, non è così,:in fin dei conti si è sempre trattato della sua vita.

Adieu Romeo, è stato bello, ora è brutto.
Giulietta
ps: ogni riferimento a fatti e persone realmente esistite è puramente voluto





lunedì 23 luglio 2012

Se io lavorassi per Trenitalia...

... mi vergognerei.
Mi è venuto lo sconforto al pemsiero dei miei viaggi e non me la sento di continuare.
Stendo un pietoso velo, mi tolgo la maschera e vado a letto...


notte
Lagiulina

giovedì 24 maggio 2012

Perchè?

Non ho un marito.
Non ne volevo uno.

Non sono fidanzata.
Non voglio esserlo.

Non ho amanti.
E nemmeno me ne importa un fico secco.

Ma nessuno ci prova con me e invece sarebbe carino che qualcuno avesse la decenza di provarci DOPO AVERMI CONOSCIUTO.
Prima sono capaci tutti.

Perchè?

Appurato che non sono un cesso, non sono appiciccosa, non cerco marito, non voglio figli, non rompo troppo i maroni, la faccio nella mia lettiera e non voglio dormire a casa di nessuno se non la mia...


PERCHE?
Sono una donna curiosa

LaGiulina