martedì 28 agosto 2012

Il passato che ritorna (passato)

Vi è mai capitato di amare tantissimo una persona, un luogo, una casa, un abito, un profumo, una canzone? Di doverne fare a meno per cause di forza maggiore, di sentirne la mancanza, di rimpiangerla, di incolparvi per averla persa, di paragonarla a tutto il resto, trovandola sempre la migliore su tutti e tutto, di rassegnarvi ad averla persa per sempre? Vi è capitato un giorno di accorgervi che poi la cosa amata non era così lontana, che si può, forse, ancora recuperare, che alla fine se voi siete sempre voi, e lui è sempre lui (perchè è inutile girarci intorno, di un lui si tratta) forse si può ancora parlare e riaprire un canale chiuso troppo bruscamente? A me si.

Vi è mai capitato di sperare in una seconda chance, quanto meno per essere amici, e di trovarvi un estraneo davanti? Qualcuno che siete certi di avere amato: il corpo è quello, la faccia è la sua, il modo di muoversi e gesticolare anche... il profumo, come non riconoscere il profumo della pelle, quello vero, quello che le fragranze non coprono? A me si.

Ma poi il tuo "fu grande amore" apre la bocca, e dalla stessa bocca che hai ascoltato per anni dire cose brillantissime e sensatissime, con lo stesso modo di fare, con lo stesso accento che il tempo non ha modificato, ecco da quella bocca, peraltro disegnata perfettamente, esce una lingua che tu non conosci (e si che ne conosci tante) e che molto francamente non vuoi nemmeno imparare a conoscere.

A me è capitato. E avrei preferito un calcio nelle palle, soprattutto non avendole. Non è una storia a lieto fine. Quelle capitano solo a quella fottutissima Granculo di Cenerentola (e Biancaneve non è da meno). Io sono più genere Piccola Fiammiferaia. Posso dire a mia discolpa che ero certa che sarebbe andata proprio così. Se per "andata così" si intende la sottoscritta che piomba nuovamente nella vita del lui in questione con la delicatezza di una pioggia torrenziale quando avete solamente un micro ombrellino per ripararvi. Ecco si, non immaginavo che finisse con un anello di fidanzamento, quantunque speravo di trovare la Verità. 

Lo sventurato, perchè di questo si tratta, avendo avuto a che fare con la sottoscritta, ha provato a evitarmi come ha potuto. Poi deve essersi convinto che era meglio assecondarmi, come si fa coi malati di mente, così per limitare i danni, e poi forse perchè un filino curioso doveva esserlo anche lui, dopo 16 anni ha accettato di vedermi, oserei affermare "obtorto collo".

Non mi addentrerò nei dettagli, per il rispetto della privacy del Fu Romeo, e perchè costui ora sa che ho un blog e magari nei momenti di insonnia potrebbe decidere di leggerlo, di leggermi, così, solo allo scopo di baciarsi i gomiti per il fatto di avermi preferito un'altra, illo tempore. Per rispetto suo quindi non racconterò niente, se non che è stato il mio grande amore di un passato che fu. Ma per citare Guccini, "a ventanni si è stupidi davvero" e io l'ho ferito, deluso, praticamente spinto tra le braccia di un'altra. Non che lui ci sia andato di scartino con me, ma ammetto di averlo provocato alla grande.

Romeo e Giulietta si sono lasciati, aggiungerei NON da amici, e non si sono visti per tantissimi, troppi anni. A modesto avviso della sottoscritta, Romeo è stato benissimo anche senza Giulietta, forse perchè non la considerava tale, forse perchè non era amore, ma solo un fottutissimo calesse, forse perchè gli uomini sono fatti così: rimuovono, dimenticano, se ne fanno una ragione. Beati loro.

Forse Numero2 (in ordine cronologico) è stata più capace di renderlo felice di Numero1. Forse Numero1 era solamente un numero di passaggio, quelli che poi ti dimentichi anche di aver contato... 

BOH - grandissimo BOH, ammetto di sapere di non sapere.

Sarà, ma diciamo che una delle caratteristiche di Giulietta è quella di ricordare tutto: nomi, numeri, email, facce, brutte parole. Giulietta non dimentica, Giulietta accantona per un attimo, giusto il tempo di inanellare un uomo sbagliato dietro l'altro (e scusate: se per caso uno di questi mi legge, non intendo sbagliato in toto, intendo "non adatto a Giulietta"), di laurearsi una seconda volta, di vivere a giro per il mondo, di cambiare interlocutori professionali continuamente, di fare 20 anni di analisi, di mettere al mondo un figlio bellissimo, di distruggersi e ricostruirsi da capo almeno due o tre volte... Una passeggiata insomma.

Giulietta passeggia, ma non dimentica, e un giorno decide che per il proprio sviluppo emotivo non sarebbe male provare a rivedere Romeo, così giusto il tempo di un caffè, in un contesto amicale (direbbero quelle brave) per detronizzarlo da quel piedistallo su cui le lo ha messo ad minchiam quando era troppo giovane per capire.

Romeo accetta e si vedono in territorio neutro. Non sono neanche soli, ("per fortuna" aggiungerebbe lui; "ci mancherebbe altro", conferma lei).

La serata va bene, per carità. L'ultima volta che si erano visti lui le aveva detto testuali paroli: "Se ti rivedo chiamo la polizia..." che non è proprio la cosa più carina che la fanciulla si è sentita sibilare contro. Lui avrà rimosso. Un classicone degli uomini. Feriscono con parole pesanti come macigni e poi dimenticano. Comodissimo. Comunque sia, per lei l'incontro aveva delle enormi potenzialità: ristabilire un contatto, fare banalmente pace, raccontarsi la vita, chiedersi scusa per le manchevolezze reciproche. Perchè no? Lei non ha problemi a dire: "Sono stata un'incommensurabile babbiona". Lui si trincera dietro un: "... eravamo giovani, è andata così". Uhmmm che prurito alle manine pittate!

Per carità, non ha tutti i torti, è veramente andata così, ha senso rimuginarci sopra? Non so se è una prerogativa tutta femminile, ma Giulietta rimugina, riflette, analizza (sempre dopo, ovviamente, mai prima o durante), fa il gioco dei "se" e dei "ma" e, soprattutto, non stacca mai la spina. Come biasimare chi riesce a essere diverso da tutto questo?

Vabbe', è andata come è andata, senza infamia e senza lodo. L'incontro è stato piacevole, ma non è servito a toglierle dei dubbi. Solo a capire che spesso il grande amore lo si idealizza, anche se spesso è uno stronzo come tutti gli altri ex. Anzi, magari, il peggiore. Vi chiederete: ma la ragazza - diciamo così - cosa si aspettava dopo così tanti anni? E sinceramente (perchè qui la parola chiave è proprio 'sinceramente') lei risponderebbe che voleva sapere esattamente questo: sei tu l'unico uomo che ho veramente amato? Cosa sei diventato? Cosa saresti, cosa saremmo, se fossimo sempre insieme? Avremmo retto al passare del tempo? Ci ameremmo ancora? Eravamo veramente così magici insieme? Evidentemente no, se siamo a questo punto. Mi hai veramente dimenticata? Ma soprattutto: veramente ho significato talmente poco che la tua vita può scorrere serena senza di me? Peccherò di presunzione, ma io credevo veramente di essere la tua Lei... E tu, quanto stai fingendo? Quante maschere ti piace indossare? Quanto menti ora, quanto hai mentito prima? Davvero è stato così semplice archiviare tutto, anni di amore, e nel mio caso decenni di dolore mai elaborato, con un semplicistico:"Eravamo giovani"? Evidentemente si. 

Il Romeo che ha amato Giulietta non avrebbe detto questo. Il suo Romeo non se ne sarebbe andato. Il suo Romeo sarebbe cresciuto prima e poi invecchiato con lei. Questo Romeo qui quando ha sostituito l'altro? Quanta è della fanciulla la responsabilità della trasformazione di Abele in Caino? Ma soprattutto ha amato davvero il Dottor Jeckill ignorando la versione Mr Hide? Oppure amava Hide ma non lo sapeva? Ma lei, alla fine, chi cazzo ha amato? Ha amato davvero? Oppure ha solamente sentito la mancanza di un gioco ormai rotto che nessun altro ha mai sostituito?

Capisco che per un uomo questo sia semplicemente too much.
Un uomo ti guarda con la faccia a gomitolo e ti dice, banalmente: "Giulietta, tesoro, datti 'na calmata, so' 'na sega io".

Per Giulietta no, non è così,:in fin dei conti si è sempre trattato della sua vita.

Adieu Romeo, è stato bello, ora è brutto.
Giulietta
ps: ogni riferimento a fatti e persone realmente esistite è puramente voluto