lunedì 25 luglio 2011

Le parole dette

Lo so che con queste righe mi sputtanerò, ma essere una blogger e' uno sporco mestiere e qualcuno deve pur farlo. Scriverò delle cose forti, qui, ma me ne assumo le mie piene responsabilità!

Sto uscendo da un tunnel fatto di aggressività, acidità, amarezza, stress. Il mio cambiamento si deve alla maternità o alla maturità, per non chiamarla vecchiaia. Fatto sta che ora sono cambiata, molto, e la Giulia di prima non mi piace più. Quando ne vedo ancora traccia nei miei comportamenti mi deprimo, ma è soprattutto quando la scorgo in quelli altrui mi innervosisco moltissimo.

Sarà che siamo tutti un po' stressati, a Milano, ma non solo, sarà che siamo sempre più a corto di tempo per noi, ma anche di spazio, di soldi, di cose belle, di gesti "alti" ... sarà, ma siamo tutti ruvidi, e non e' affatto giusto. Non lo è per noi stessi, non lo è per chi ci ascolta, per i bimbi che ci prendono come esempio, non lo è MAI, dato che una brutta parola può rovinare un rapporto per sempre.

Una parola detta rimane nell'aria e avvelena, come recita una canzone a me tanto cara dei Madreblu:

"... le parole sono spari nel buio,
fanno male senza avere intenzione,
o conoscono la direzione giusta
proprio dritte e ferme colpiscono
frasi uscite dalla bocca, pensieri..."

Una parola brutta, un tono minaccioso o arrogante, un’interruzione brusca sono un'aggressione verbale che non si dimentica. Io DETESTO l’aggressività di qualunque forma, i modi sgarbati, le rispostacce, i clamorosi abbassamento di registro, la maleducazione nelle donne, le parolacce nei bambini.
Io ricordo ancora TUTTE le cose brutte, forti, volgari che mi sono state dette dai genitori, dagli amici, dagli insegnanti, dagli ex: ferite che mi hanno segnato e che rimangono incise nella carne e che per la maggior parte dei casi sono state dimenticate da chi le ha dette.

Ricordo una terribile professoressa di tedesco alla Scuola Interpreti di Firenze: la feci arrabbiare per un passivo sbagliato e mi urlò: “FRAU BERNINI, SIE SIND EINE KATASTROPHE!” (traduzione più che ovvia: “Bernini, lei è una catastrofe”) … Ora, può darsi anche che l’orrida Heinemeier abbia avuto ragione da vendere, ma c’è modo e modo …a parte il fatto che mi laureai in tedesco a pieni voti e che della mia classe iniziammo in 60 e finimmo in 3, comunque avrebbe potuto dirlo in modo più educato e corretto (dato che la scuola in questione costava una sassata e mi meritavo almeno la sua educazione…). La crucca ora non si ricorderà più di me, ma la frase berninisiesindeinekatastrophe mi risuona sempre nelle orecchie nei momenti più delicati della mia vita, andando a peggiorare  clamorosamente la stima che ho di me stessa. Vi sembra giusto?

Insomma, non sono stata immune da questa " malattia", ma ne sono uscita quasi del tutto. Cerco di parlare con calma e con un tono rassicurante, per motivi professionali (sono un'esperta di comunicazione) non posso certo parlare come una scaricatrice di porto (massimo rispetto).

Parlo tra l'altro più lingue e vorrei cercare di risultare educata, carina, professionale e competente in ciascuna di esse, che sia inglese, francese, tedesco o un po' di spagnolo. Vorrei cercare di avere il tono giusto con clienti e giornalisti, il che non significa essere piatta o legnosa, ma brillante e interessante, senza risultare sboccata, o troppo informale, come noi toscani sappiamo fare bene! Ma parlare da toscanaccia nel tempo libero e' "ganzo", a un convegno sul lusso un filino meno.

Non  solo, voglio avere il massimo rispetto anche per mio figlio che sta imparando ora, con molto ritardo, a parlare correttamente. Mi piace scandire bene le sillabe, usare parole nuove e difficili che piano piano entreranno a far parte del suo linguaggio quotidiano. Non voglio che sembri un piccolo lord, ma che almeno vada oltre mamma, pappa, bibe, cars ..

Insomma, prima di esprimervi a parole o a gesti inspirate-respirate-e-contate fino a dieci...  le parole sono spari nel buio, fanno male senza avere intenzione…

La vostra educatissima
Giulina

1 commento:

  1. Le parole hanno sfumature, possono avere 'sinonimi', ma non sono mai una uguale all'altra... Chi non lo comprende, non solo perde di brillantezza lessicale...ma sopratutto perde molto del 'significato' di ciò che 'sente dentro' e intende esprimere a parole...
    p.s: come è bello ed istruttivo leggerti, Giulia!

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