lunedì 21 gennaio 2019

io rogito, tu rogiti, egli rogita...


Ieri ho rogitato 21 anni di vita: ho venduto la mia prima casa, il micro appartamentino che mi ha reso tanto felice e sicura per anni.

È stato un passo difficile, che rimandavo da anni, ma ho ricevuto un’offerta da una persona amica e ho pensato che il mio nido fosse al sicuro nelle sue mani.

Era il 1998 e la mia vita non andava per il verso che desideravo. Credo sia stato paradossalmente l’anno più brutto che io ricordi dopo il 1995, che li batte tutti fino al 2015.

Una storia d’amore importante, anzi LA storia d’amore della mia vita finita con una gravidanza. Non la mia, quella dell’altra. Che lui ha scelto al posto mio.
La storia d’amore che mi ha reso brutta cinica acida, insomma la stronza che conoscete voi.

La storia era finita nel 1995 ma il dolore era fortissimo ancora nel 1998. Il dolore è finito nel 2012, quando ho preso un aereo e sono andata a parlare con lui dopo 17 anni che non lo vedevo.

Nel periodo in cui ho comprato casa avevo un lavoro stupendo: lavoravo in De Beers, brand che avrebbe cambiato per sempre la mia vita, ma abitavo con un fidanzato ubriacone e manesco.

Mia mamma lo capí, perché solo le mamme ti chiamano il giorno dopo essere stata pestata e sanno già.

Mamma disse: “Basta, è ora che tu abbia la tua casa, il tuo posto sicuro!”

Io ho cambiato casa oltre 50 volte nella mia vita: avevo i genitori divorziati e vivevo con una valigia praticamente in mano. Tutte le volte che ne facevo arrabbiare uno questo mi mandava dall'altra e viceversa. Poi le case delle nonne. Poi la mia piccolina a Siena, sotto casa di mamma. Poi quelle di Firenze negli anni dell’università, poi quella di Milano comprata per il mio “matrimonio” mai avvenuto, casa che si è goduta l’altra, poi tante case con le amiche, poi tutte le case di quando vivevo all'estero poi finalmente lei:

55 mq in via Fratelli Induno 2, 20154 Milano.

Nessuno la voleva perché era un piano terra. C’era poca luce e nessuno sapeva chi fossero i Fratelli Induno.

Io ci sono andata a vivere con la vernice ancora fresca e pur di sfuggire al fidanzato manesco ho dormito sul materasso in terra.

Ma almeno ero al sicuro.

Misi le sbarre alle finestre e il parquet blu.

Per tutti ero pazza, con scelte cromatiche a dir poco estreme. Ma me ne fottevo perché era casa mia e me la pagavo io.

(Un ringraziamento a mia mamma perché ha venduto la casa al mare per farmi avere l’acconto per quella di Milano e un ringraziamento per tutte le volte che ha pagato lei la rata di mutuo quando qualche datore di lavoro si “dimenticava” di versarmi lo stipendio”.)

In via Induno sono stata la persona più felice del mondo, anche se quei 20 anni sono stati a tratti duri.

Nel 2005 saltò anche il mio secondo quasi matrimonio e mia mamma decise che rifare il bagno di quella casa mi avrebbe distratto.

Partii con il voler mettere la doccia al posto della vasca e poi in 6 mesi cambiai tutta la casa. Mia mamma è incazzata ancora oggi per i soldi che ci spesi, ma quella casa divenne una meraviglia con tutti i mobili su misura e il letto a soppalco che si appoggiava sulla cabina armadio delle scarpe. 
Solo un genio poteva concepire una cosa del genere e io modestamente lo fui, rimanendo umile.

Nel 2006 la casa era un gioiello ma io rimasi incinta di un altro gioiello!

Siamo rimasti lì io e Lorenzo e sono stati i 7 anni più belli della mia vita: avevo un figlio divino, il lavoro dei miei sogni, una casa stupenda, e nessuno tra i coglioni.

È stato bellissimo e sono grata per tutti quelli anni di gioia pura.

Poi nel 2014 mia mamma mi fece notare che Lorenzo si meritava la sua stanzetta da ometto grande, non poteva più dormire nella stanza della mamma.

Così mi sono violentata letteralmente per andare a vivere altrove e con la morte nel cuore ho affittato via Induno. Per anni ho cercato di non passarci più davanti perché mi faceva male il solo pensiero che qualcuno fosse lì al posto mio. (Mio figlio ha dormito in camera sua una volta in 4 anni!)

L’anno scorso la richiesta: il mio vicino di casa desiderava allargarsi.

E da ieri la mia casa non è più mia.

Ci sarà una casa più bella, quella da donna adulta, di 115 mq, con due bagni (il sogno della mia vita), due camere, il salotto e la cucina NON a vista perché odio vedere la cucina dal resto della casa. Ci sarà una cantina e un box per la macchina che non ho, ma sono sicura che li le mie scarpe avranno le scaffalature che meritano. 

Saremo felice lì, lo so.

Ma ieri non lo ero perché il mio rifugio non è più mio.

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