mercoledì 2 settembre 2015

Mancanze che tolgono il fiato

Quando una grande azienda che stimo e rispetto da sempre mi ha proposto quella che ritengo una grande occasione professionale quattro mesi lontana da casa sono andata al colloquio per ringraziare e declinare l'offerta. Non sapevo, però, che la persona che sedeva davanti a me e che sarebbe diventata il mio referente, è una donna (e sottolineo donna) di tale spessore e capacità come mai ho conosciuto prima. Sorpresa e stimolata da tanta fortuna ho sentito la mia voce dire:"Accetto". 

Mi è stato chiesto almeno quattro volte se mi sentissi di lasciare mio figlio a casa con i nonni e quattro volte ho risposto "ce la faccio".

E' chiaramente stato un enorme periodo di merda.

Un equilibrio personale sconvolto dalla grande occasione professionale che mi merito dopo 20 anni di esperienza sul campo (ma noi brave non siamo mai veramente certe di essere brave davvero) e da una mancanza totale di tutto il resto. 

Tutto il resto.

Sono arrivata a Porto Cervo con 4 scatoloni in cui ho cercato di raccogliere la mia vita e un iphone al quale sto attaccata come il malato terminale all'ossigeno.

Il mio Iphone è casa: è mio figlio che mi lascia messaggi vocali su viber, è mia mamma che mi manda foto del mio cane e dei miei gatti, sono i miei fratelli che fanno il tifo pe rme, sono gli sms e i messaggi dei miei amici che mi scrivono perchè sanno che sto male e non mi mollano un attimo. Non mi hanno lasciato sola MAI.

La mia estate di merda è fatta però da tante cose belle che sommate non si sotituiscono al dolore che ho provato, ma che lo hanno di sicuro alleviato alla grande.

L'estate 2015 mi ha mostrato un lato dei miei genitori (e dei loro compagni) che intuivo esserci e ora ne ho la prova: una grande famiglia allargata di persone che mi amano e che si sono fatti in mille per aiutarmi in questa nuova sfida professionale, curando mio figlio e i miei animali meglio di come avrei fatto io.

Un tessuto sociale di amici di Milano che si sono occupati della mia casa e delle mie amate piante.

Un tessuto sociale di amici in tutto il mondo che non mi ha lasciato sola un minuto, per non parlare di chi (grazie mille ancora con tutto il mio cuore) ha mosso il deretano per venire qui di persona, anche fosse per un abbraccio lungo quattro ore.

Grazie a tutti i miei amici di passaggio a Porto Cervo che si sono fermati in negozio anche fosse per pochi minuti. L'ho apprezzato tantissimo e ve ne sono grata. Non vedo l'ora di rivedervi a casa mia.
 
Grazie a tutti i nuovi amici di Porto Cervo e della Sardegna... non siete voi che non siete abbastanza, sono io che qui non mi sono mai veramente sentita a casa. Ma ho apprezzato tutto quello che avete fatto per me e sono sicura che rimarrete nel mio cuore per sempre.

Grazie anche a chi non ha potuto esserci. Vi ho sentito vicini lo stesso e vi voglio bene per tutte le telefonate e i messaggi che avete trovato il tempo di farmi ricevere.

Grazie anche a chi non ha voluto più esserci: la distanza e il tempo schiariscono la mente e rendono lucidi. Ora so bene con chi proseguire l'avventura della mia vita da ottobre in poi.

Grazie a chi con i dovuti modi e il rispetto che ha per me mi ha avvertito, con tatto e tenerezza, che sarei tornata a Milano trovando tre amici in meno. Il mio cuore sanguina ininterrottamente dal 29 luglio, ma lentamente il respiro torna alla normalità e mi rendo conto che comunque si sta parlando di vita, fatta anche di lontananze incolmabili ed eterne.

Grazie a te, piccolo Leo: la tua presenza del tutto casuale mi ha aiutato tantissimo e l'amore che hai per me rispecchia totalmente quello hai trovato e troverai nella mia piccola grande famiglia da questo maledetto agosto in poi. 

Grazie a me, che con una tempra che non sapevo di avere, mi sono alzata per quasi quattro mesi a fila e sono andata a lavorare ogni giorno che Dio ha messo in terra dal 21 maggio a oggi (con eccezioni che si contano sulle dita di una mano sola) con il cuore a pezzi, o colmo di gioia, arrabbiata, triste, infelice, inviperita, assonnata, affamata, accaldata, preoccupata, ansiosa, ma soprattutto determita ad arrivare, come promesso, al 20 settembre a testa alta, consapevole di avere dato il meglio di me.

Perchè anche se vendi gioielli, e non lavori in una miniera, è comunque una vita fatta di sacrifici e dedizione al lavoro, di attese, di burocrazia, di amministrazione, di scelte da prendere, di discussioni da sopportare, a Porto Cervo, come a Milano, come a Ginevra, come a New York o a Hong Kong.
Perchè se una è una professionista seria lo è dalle 7 della mattina alle 2 di notte: impeccabile, sorridente, calma, con il trucco perfetto e il capello pettinato, sul tacco 12 e un tubino nero, anche quando vorrebbe essere a casa a piangere tutte le sue lacrime, per un figlio che manca, per degli amici che non ci sono più, o per un amore che ti fa sanguinare il cuore.

Ma soprattutto grazie a te, piccolo Lorenzo, che ami ancora e perdoni questa mamma girellona che per farti avere una vita degna di tale nome si ammazza di lavoro a 700 km da te. Ogni promessa è un debito: mai più. Non avremo mai più un periodo lontano come questo, mai più amore mio. Il mio cuore non regge a tanta mancanza.

Grazie alla mia vita che mi ha dato tanto. E grazie anche alla Sardegna per avermi mostrato, tutto sommato, il lato migliore di me stessa.

Grazie

martedì 1 settembre 2015

Dell'amore.

Da anni la Regina delle Zitelle, cioè la sottoscritta, detta anche con affetto la Regina delle Stronze, viene interpellata da amici e amiche sulla questione amore.
Il perchè mi sfugge, dato che sono affidabile come un daltonico da Benetton, però questo è... 

Ieri, durante una giornata di mare con degli amici, ho raccolto così tante perle di saggezza mie medesime che mi è stato consigliato di scrivere un nuovo post, così per non perderle come sabbia tra le dita. 

Diciamo che l'amore, quello vero, è come il testo di Teorema di Marco Ferradini: fino a quando saremo tutti concentrati sulle prime due strofe evitiamo pure di parlare di amore, e concentriamoci sul sostantivo "cotta" o "frequentazione emotiva" tanto cara alla mia analista di una volta.

L'amore vero è quello della terza strofa, e fino a quando non saremo pronti di testa e di cuore è inutile perdere tempo l'uno con l'altra, perchè ci si fa tutti del gran male.

Una volta appurato che siamo persone mentalmente stabili e prive di "liquami tossici" (qui qualcuno riderà) allora si può abbandonare Ferradini e concentrarci su Fossati, sulla costruzione di un amore, passando da Leonard Cohen e Sergio Cammariere fino ad arrivare alle cure di Battiato.

Il resto è noia. Forse sesso, per coloro che sono interessati all'articolo.

La frase dell'estate 2015, che nel mio caso assomiglia a una brutta telenovela brasiliana dallo schermo giallognolo, è la seguente e va segnata da qualche parte perchè servirà ancora: la vita è piena di sfumature da cogliere con dovizia di particolari, ma l'amore, quello vero, è facile perchè è bianco o nero. O c'è o non c'è. 

Se c'è siamo solo alle fondamenta: va costruito tutto, mantenuto in vita e nutrito come una piantina sul balcone di casa.

Se non c'è, non ce lo metti, come si dice a Siena.

Il problema è che tutti, in amore, vediamo solo quello che vogliamo vedere. Non siamo obiettivi, non siamo razionali. Altrimenti non sarebbe amore, sarebbe un 740 da compilare.

L'amore è facile. 

Quando si ama ci siamo. Punto. Non contano più le distanze, le ripicche, le incertezze, gli ex, i follower, i fan, la fila fuori della porta di qualcuna che piace tanto ma alla fine è sempre sola. Quando si ama ci si fida, ci si butta a capofitto tra mille dubbi, mille paturnie, mille paure, certi di una sola cosa: io Giulia prendo te, Gino, in isposo, anche se non ti sposo davvero, e con te voglio stare tutta la vita. Non voglio necessariamente dormire con te tutte le notti, se non è possibile, ma voglio camminare nella stessa direzione, mano nella mano, con il telefono spento, e possibilmente parecchi cani al seguito.

Dove, non importa. Quando, me ne frego. Spero il prima possibile. Perchè se ti accorgi di amarmi che me ne sono andata è un gran casino.

Perchè quando amo davvero amo te e basta, e ti sono fedele, e mi faccio in mille per te, e ti aiuto e lotto contro tutti. Ma se mi fai andare via, questo mio immenso amore verrà trasformato in qualcosa d'altro, digerito, metabolizzato e investito su un altro progetto, che sia un nuovo lavoro o un nuovo compagno al mio fianco.

Ma se pensi di avere le farfalle nello stomaco, prima che diventino dinosauri, dimmelo. Prendimi per mano, fermami, dimmi che non devo più scappare perchè quella è una cosa che so fare, già vista e sinceramente noiosa.

L'amore è facile. C'è o non c'è. E se sei con lei, ma pensi a me, allora fatti una domanda e datti una risposta.
Perchè l'amore, quello vero, lo riconosci dal cazzotto nello stomaco che senti la mattina quando ti svegli con la persona sbagliata.

L'amore è chiedersi dove sia e come stia l'altro. L'amore è anche il coraggio di scegliersi tutti i giorni, costi quello che costi.

Lo sguardo deve essere vivivo, la testa sgombra da psicosi e ricatti, ci deve essere la capacità di intendere e volere. E la sincronia, perchè se io ti amo di martedì e tu ricambi di sabato abbiamo solo sprecato un enorme potenziale.

L'amore è facile e se non hai la testa piena di melma lo riconosci. Lo senti nella pancia, hai un pacman impazzito che ti risucchia da dentro. E non importa se la testa ti dice che va tutto bene, perchè quando sei con la persona sbagliata il vero amore urla e lo sentono tutti. Ma tu lo rifiuti perchè è complicato, perchè significa rischiare, mettersi in gioco, significa vivere e non sopravvivere.

Allora la mia domanda è: vuoi vivere o sopravvivere? Se sai rispondere a questo allora sai amare.
Basta avere coraggio.

Una che ama parecchio.