domenica 9 agosto 2015

Agosto. Addii. Senza ritorno.

È iniziato tutto il 9 agosto 1982, quando qualcuno lassù ha deciso che dovevo fare a meno della mia migliore amica Manola e se l'è presa, lasciandomi a 12 anni con il vestito della festa a piangere su una lapide. 

Poi ci sono stati i nonni, uno via l'altro, in uno stillicidio continuo, dai bisnonni in poi. 

Poi ci sono stati gli amici, quelli che hanno deciso che la loro vita non era degna di essere vissuta e quelli che volevano vivere, ma qualcun altro ha deciso per loro. 

Poi ci sono stati gli animali che ho amato e che sono morti, come si sa che accade, ma fa sempre tanto male da morire. 

Poi ci siete voi due, ex amiche, che avete deciso di rifarvi una vita. Senza di me e senza una spiegazione che fosse quanto meno dettata dalla buona educazione. Amen.

Poi ci sono gli uomini che ho amato. Uno, a dire la verità, poi tutti gli altri che ho creduto di amare, ma erano solo un "twist in my sobriety", per dirla come una splendida Tanita Tikaram. 

Se ne sono sempre andati. Tutti. 
Sono, da sempre, la "non scelta", quella che si lascia per tornare dall'altra, una che forse non ti fa toccare il cielo con un dito, ma è più facile di me. 

Inutile che facciate dell'ironia sul perché ve ne andate. La farei anche io della facile ironia, se non tornaste tutti. Ma tornate sempre, dimostrando più a voi stessi che a me che quella sbagliata non sono io. 

Perché io sono troppo. Troppo tutto. In una parola, forse qualcuno vorrebbe che io mi definissi quella non adeguata. 

E invece no. Non ce la farete mai. Non vincerete voi.

Io sono quella che parla tanto, che ride tanto, quella che dona tanto, quella che si fa in quattro per voi, quella che capisce tutto e fa un passo indietro. Per lasciarvi andare dalle donne della vostra vita che non vi renderanno felici ma sono facili da gestire.

Quelle che "lei è così brutta che nessuno me la fregherà", per citare la frase dell'unico uomo che ho amato e che ha fatto un figlio con un'altra, mentre divideva la casa con me.

Io non piango, io non urlo, io butto giù merda da venti anni.
Poi però sempre da 20 anni assisto al vostro ritorno, con la coda tra le gambe, e vi consolo quando piangete perché "mi avete perso". 

Io non vi odio. Lasciandomi, spesso male e da codardi, mi avete reso invincibile. 

Solo una cosa può farmi male e qui non la scriverò. 

Voi andate, fate i vostri esperimenti di vita e tornate, con lo sguardo basso e le mani attorcinate, a dirmi che "hai sempre avuto ragione tu, Giulia".

Mia mamma mi ha sempre detto che le cose le sento prima. Sono una strega, una novella Cassandra dei poveri. Capisco dal tono della vostra voce che state per scegliere l'altra prima che lo abbiate capito voi. Oppure che state scegliendo la via più facile, perché io sono troppo, e poi sto a Milano, sono indipendente e poi sono troppo bella, chissà in quanti ci proveranno. Senza capire che io, nella varie fasi della mia vita, non volevo loro, gli altri, volevo proprio voi, che ora mi leggete e vi date dei coglioni, con le vostre storie malate, prevedibili e piccolo borghesi.

Ma questo è. Vi ho promesso libertà. Andate, siete liberi. Anche di non tornare. 

Metterò nel dimenticarvi la stessa disperazione ed energia che ho messo nell'accogliervi e al vostro ritorno troverete un pezzo di ghiaccio. Una donna che, per voi, è diventata irraggiungibile. Quindi fatevi un piacere: non tornate proprio, perché fareste solo un regalo al mio ego, già abbastanza ipertrofico. 

Perché non si può solo prendere, nella vita. Si deve anche dare. E voi avete preso preso preso e poi vi siete dati: alla fuga.

È facile scappare. Magari vi siete sentiti anche dei fighi. Ma i fighi veri rimangono e si fanno spezzare le vene delle mani dalla costruzione di un amore. 

Ecco sarebbe facile dirvi che vi odio. Forse ve lo aspettate anche, ma non avrete questa soddisfazione. Invece vi ringrazio tutti, uno per uno, per esservene andati, la maggior parte di voi dopo aver promesso cose che sapeva bene di non poter mantenere. Vi ringrazio perché mi avete reso forte, cinica, sarcastica e stronza con chi, come voi, non si merita una briciola del mio tempo e del mio amore. 

Vi ringrazio perché nell'essere così incredibilmente vigliacchi e ridicoli mi avete reso migliore, una donna che vi guarda dall'alto in basso e che, sostanzialmente, vi prende per il culo, dalla mattina alla sera. 

Qualcuno di voi non leggerà queste righe, qualcun altro si e forse per la prima volta si vergognerà, pur senza ammetterlo nemmeno con se stesso, per essere stato così vile e meschino. Qualcuno leggerà e si dirà "non sta dicendo a me, vero?"

Qualcuno di voi sa che l'ho già perdonato. Vi ho visto così piccoli e indifesi nel vostro smarrimento che sarebbe stato inutile e controproducente aggiungere ulteriore cattiveria. La vostra vita la dice e la dirà lunga su chi aveva ragione tra noi. 

Ma poi, come dice sempre un mio carissimo amico, è più importante avere ragione o essere felici? Nel mio piccolo sono arcistufa di avere sempre ragione. 

Andate via liberi e, ove mai possibile, non tornate. Trovereste poi quell'unico che non ha avuto paura di amarmi ed è lì con me che guarda nella mia stessa direzione.

Ecco, per favore, toglietevi da davanti. Mi coprite il panorama. 

Cassandra dei poveri. 

1 commento:

  1. Parole quanto mai vere, almeno per me in questo periodo, anche se con modalità differenti, un attimo sei nel bel mezzo della corte dei miracoli, un battito di ciglia ed è il deserto...
    Complimenti bel blog!

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