venerdì 13 gennaio 2017

Breve storia triste.

Non amo molto stare al telefono, per dirla con un eufemismo. Aborro le telefonate, come più volte detto. A ogni squillo di telefono corrisponde un altrettanto "chi cazzo è ora" il cui volume e il cui ph sono direttamente proporzionale all'ora della chiamata in una normalissima fascia oraria giornaliera.

Alle 21 di sera il telefono implode autonomamente.

Faccio questa premessa per spiegare ai più che i miei apprendono la maggior parte delle notizie che mi riguardano, se raccontabili, dai social.

Ieri avevo scritto in maniera sarcastica che questo è il periodo migliore dell'anno per rimanere senza riscaldamento.

Da lì si è scatenato l'inferno di telefonate al numero di cellulare di mio figlio, che ha preso dalla madre e che non sa nemmeno dove è il suo apparecchio. Scavando tra mille mattoncini Lego riemerge un vecchio iphone e apprendo che parecchi parenti lo hanno cercato.
Lo costringo a richiamare e quello che sento è: "Ma no, tranquilli, non si è rotto il riscaldamento a casa, nooo. E' solo quello della mamma in negozio che fa i capricci! Ah ok, allora siete tranquilli. Bacio"

NO MA GRAZIE.

Da quando è venuto al mondo questo cittino io posso anche morire ibernata. L'importante è che il piccolo sia al caldo.

Bene. Ma non benissimo.

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