martedì 12 luglio 2011

In treno

Sono una snob, si sa.
Sono una snob che viaggia spesso.
Sono una snob che viaggia spesso e in seconda classe, perché sono una snob easy going (forse dovrei rivedere questa mia ultima posizione).
Viaggio in seconda classe anche per lavoro, perché mi ostino a voler sanare il debito nazionale da sola, facendo risparmiare le mie casse e quelle delle aziende per cui lavoro.

Credevo di essere tutto questo.

E’ che forse sto invecchiando e male, ma io non sopporto più avere a che fare con la maggior parte delle persone, soprattutto quelle che incontro in treno o in pullman, quindi probabilmente inventerò una nuova classe, la classe per rospe, a meta tra la prima e la seconda, vicino al  bar, possibilmente, perché è proprio in treno che sempre più spesso mi ricordo che non mi nutro da giorni, e accanto a un bagno FUNZIONANTE perché io sono una che ha a cuore i propri reni e bevo almeno due litri di acqua al giorno.

Innanzitutto in viaggio non sono simpatica nemmeno un centesimo di quello che sono normalmente. Non che io mi senta simpatica, anzi, sono simpatica come un calzino usato buttato sulla faccia. Ma in treno sono odiosissima. Diciamo che non tolgo gli occhiali da sole e le cuffie nemmeno per andare in bagno. Ma perlomeno sto zitta, non attacco bottone, cerco di non parlare troppo al telefono e se proprio proprio qualcuno mi scartavetra i testicoli (francesismo, scusate, non riesco a farne a meno) via cavo cerco di gestire il tutto con il tono di voce più basso possibile.
Per me il treno è un " comodo" (ahahahahh) mezzo per spostarmi il più velocemente possibile non appena posso fare a meno dell'aereo o dell'auto aziendale.
Non ho nessuna voglia di fare amicizia, di cuccare, di attaccare bottone, di scambiare ricette, rimedi per dimenticare un ex malmostoso, o stratagemmi per convincere mio figlio ad andare all'asilo senza piangere. Anche perché pago un'analista per dimenticare i miei ex nel più rapido modo possibile e mio figlio, Dio l’abbia sempre in gloria, va a scuola molto volentieri per cui non ho questo problema. Almeno questo non ce l’ho, ne ho altri.
Se incontro qualcuno che conosco lo saluto con la mano, ma non mi fermo mezz’ora in mezzo al corridoio a tediarlo o a tediare chi siede accanto a lui, perché do per scontato che abbia avuto una settimana di cacca come me per cui opto per lasciarlo in pace.

Anzi il treno nella maggior parte dei casi è un ottimo momento per riflettere e per gettare le basi della settimana (lavorativa e non) che ho di fronte.

Detto questo, non condanno chi fa amicizia e chi si innamora in treno. Beati voi, se siete in questo stato d'animo! Io spesso voglio ammazzare qualcuno (come ieri) o riposarmi perché sono in difetto di ore di sonno dal liceo, a occhio e croce.

Però vi chiederei, anacronisticamente, in questa era di social network imperanti: vi prego, vi invito alla massima discrezione! Devo già sopportare un abuso di comunicazioni nella mia vita, non me ne frega a una beata mazza di quello che avete fatto ieri, dell’ultima riunione, dell’ultima trombata. Fatele, le trombate, ma per favore, non le imponete a me. Sono acida, lo so, ma il mio cervello riceve una marea di informazioni e ne trattiene pochissime. Per favore, evitiamo quelle in eccesso! E il volume, per favore, il volume, santo cielo. Ma non avete avuto una zia zitella come me (nel doppio senso di come ho avuto io e di come diventerò presto) che vi ha insegnato anzi imposto l'educazione, quella sana pila di regole dette di buona creanza???

E i panini, il cibo, il bere, il caffè.... MODERAZIONE... Per favore non mangiatemi i fagioli all'uccelletta davanti! Aborro. Siamo in treno, non alla sagra dello gnocco fritto.

Dividiamo poi i viaggi in solitaria dai viaggi con il PN, che meritano una menzione a parte.

In solitaria dormo, leggo, lavoro, sistemo l'agenda, il tutto senza proferire verbo. Se ricevo una telefonata premetto che sono al telefono e che posso ascoltare ma che risponderò a monosillabi per ovvi motivi di privacy mia, di educazione e di rispetto nei confronti dei miei sventurati compagni di viaggio.
Sventurati, certi, un cippa lippa. Di loro so tutto, urlano la qualunque, fanno domande, ammiccano, chiedono info sui miei moderni mezzi tecnologici. Quando scendono mi sento felice come una ex moglie davanti al tribunale che ha sancito il divorzio.

Quando sono con mio figlio, generalmente sulla tratta Milano Firenze in treno, o Milano Siena in pullman, non ho tempo assolutamente per leggere, lavorare, parlare al telefono. La sopravvivenza mia e degli astanti ha la priorità. Chiedo scusa a tutti a prescindere, per il solo fatto che Lorenzo respiri. Poi tutto il mio io è attento al fatto che Lorenzo stia seduto, composto, che non urli (soprattutto che non urli “Mamma mi scappa la cacca” come ha fatto l’'unica volta che non trovando posto in seconda sono stata costretta a un viaggio coi fortunelli della prima classe), che non attraventi le macchinine per tutta la carrozza, che non esiga di guidare il treno, che non faccia sedile-bagno-sedile-bar-sedile-bagno-sedile-bar più di due o tre volte a tratta (e poi mi si chiede perché ca**o sono magra).


Insomma mi faccio un culo tanto solo per evitare di leggere un labiale altrui che fa: “guarda quella peste di bambino e guarda la madre, totalmente sopraffatta dagli eventi”

Perché non me ne sbatto di quello che pensano gli altri? Perché ancora con la mia analista non sono arrivata a quel capitolo li. Cioè, di me come Giulia Bernini potete pensare quello che vi pare, me ne frego allegramente, ma di me come mamma e di mio figlio NO.

Voglio che pensiate il meglio, sempre.

Detto questo, in treno cerco di essere buona e tollerante con i bambini piccoli (max 5 anni) perché li conosco bene e so che si rompono le palle a stare seduti e che rompono le palle agli astanti, però anche voi genitori un pochino applicatevi, ecchecacchio!

Invece per quelli in treno senza figli tolleranza zero, al solito.

Dalla vostra rospina, la figlia dellaRospa
LaGiulina

3 commenti:

  1. ... aspettami, lungo la ferrovia...

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  2. ...aspettami, lungo la ferrovia...

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  3. io sono come te in treno, ho morso più di una persona. Ma non so come, sono riuscita a intraprendere una liason nella prima classe del Milano-Piacenza. La liason è terminata circa un anno dopo sempre in treno e sempre sulla stessa tratta, in modo ben poco civile e pacato. Diciamo che tutto lo scompartimento ha partecipato. Ora rientra nei miei ricordi più "insoliti" e per questo carini.
    P.s Giuli, investi nella prima classe

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